Roma, sfrattata Onlus: “250 famiglie non avranno più pacchi alimentari”

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La Onlus ‘Vivere la Gioia’ è attiva a Roma dal 2003 e raccoglie derrate alimentari che consegna settimanalmente a circa 250 famiglie bisognose in pacchi solidali di cibo. Ma dal 6 aprile non avrà più una sede per il proprio magazzino, dopo aver ricevuto l’invito a lasciare gli spazi appartenenti al Municipio XI di Roma a via della Magliana.

Come lavora la Onlus ‘Vivere la Gioia’

Il presidente della Onlus, Fosco Ieva, ha spiegato: “Il municipio ci ha comunicato che non potremo più utilizzare questi locali. Non è stato pensato un luogo diverso per poterci consentire di aiutare chi è in difficoltà. Venerdì scorso c’è stata l’ultima consegna, non potremo più fare questo lavoro di distribuzione. Abbiamo rivolto un appello alla sindaca di Roma“.

Quindi Ieva ha illustrato il lavoro quotidiano della Onlus di Roma: “Questo è il nostro furgone di ‘Vivere la Gioia’, con cui andiamo a recuperare le derrate alimentari sia dal Banco alimentare che dai supermercati e tutte le strutture che ci fanno le donazioni delle loro eccedenze. Noi oggi abbiamo 250 famiglie e utilizziamo questa struttura, che ha sempre funzionato fino allo scorso venerdì“.

La polemica verso l’amministrazione di Roma

Quindi la comunicazione del Comune di Roma: “Ci hanno detto che dal 6 aprile non potremo più utilizzare questi locali, dato che secondo un vecchio progetto questa stessa struttura dovrà diventare la nuova sede del Municipio. Non è stato pensato un luogo diverso per l’associazione ‘Vivere la Gioia’, che ci permetta di continuare a fare il nostro lavoro. Un lavoro che crediamo aiuti le persone e stia vicino alle famiglie. Un lavoro di assistenza e sostegno a chi è in difficoltà“.

Ora c’è il problema di dover smaltire in fretta la merce già in magazzino. L’amarezza nella Onlus è tanta. Il volontario Ermanno Fratoni lancia quindi la provocazione finale nei confronti del Municipio XI di Roma: “Possibile che non c’è neanche uno spazio per noi? Possibile non ci sia modo di affidarci anche temporaneamente dei locali? Mi sarebbe piaciuto che questo preavviso fosse dato ai nostri assistiti, non a noi. ‘Tra 10 giorni non mangi più‘. Perché questi sono i termini della questione“.

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