Roma, Galleria Borghese ospita “Archaelogy now” di Damien Hirst

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La Galleria Borghese aprirà martedì 8 giugno una nuova mostra di Damien Hirst a cura di Anna Coliva e Mario Codognato. Oltre 80 opere dalla serie Treasures from the Wreck of the Unbelievable saranno esposte in tutte le sale del museo, affiancando i capolavori antichi“. Così Francesca Cappelletti, direttrice del museo di Roma.

L’esposizione di Hirst a Roma

La responsabile della Galleria Borghese espone quindi il contenuto della mostra: “Comprenderà sculture sia monumentali che di piccole dimensioni, realizzate in materiali come bronzo, marmo di Carrara e malachite. Anche i dipinti di Hirst Colour Space, in Italia per la prima volta, saranno allestiti all’interno della collezione permanente, mentre la sua scultura colossale, Hydra and Kali, sarà nello spazio esterno del Giardino Segreto dell’Uccelliera“.

Dialogo tra contemporaneo e passato, nel solco della tradizione della Galleria“. Così Francesca Cappelletti, direttrice di Galleria Borghese. “Le opere dell’artista rappresentano una voce contemporanea nell’interpretare il mito antico e direi il mondo antico. E infatti la scultura era uno dei principali interessi di Scipione il Borghese, che collezionava sia opere di arte antica che importantissimi gruppi scultorei di Bernini. C’è quindi una forte tensione tra antico, neoclassicismo e barocco“.

Galleria Borghese tra antico e contemporaneo

Non tutte le opere provengono da questo grandissimo lavoro di Hirst – prosegue Cappelletti –. Noi abbiamo fatto una scelta di opere che fossero in grado di raccontare, animare le nostre statue già all’interno della Galleria Borghese. Noi siamo in una stanza in cui abbiamo il Ratto di Proserpina di Bernini, e ora abbiamo altri mostri come cani a tre teste creati da Hirst. Mi sembra che in questo caso il racconto si intensifichi“.

Questo è un altro tipo di racconto, che però si adatta a questi spazi. In cui in fondo l’antichità è sempre stata raccontata. Perciò quando si trovavano pezzi che non avevano una precisa collocazione all’inizio del Seicento, si cercava di inserirli di nuovo all’interno di un racconto“, ha concluso la direttrice della Galleria Borghese.

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