Da Saviano a D’Amico, sono tante le accuse di censura alla Rai: tra i casi anche Fedez, prima cancellato poi ospite a Belve
Nella giornata di domenica 21 aprile Unisgrai, il principale sindacato dei giornalisti della Rai, ha diffuso un duro comunicato stampa che accusa la dirigenza Rai di controllo asfissiante sull’informazione del servizio pubblico e parla di “sistema pervasivo di controllo che viola i principi del lavoro giornalistico”.
Il comunicato è stato letto durante i telegiornali della mattina e si riferisce alla censura da parte della dirigenza della Rai dell’intervento sul fascismo e il governo Meloni che lo scrittore Antonio Scurati avrebbe dovuto leggere sabato sera nel programma Chesarà. Ecco il comunicato per intero:
“Il controllo dei vertici della Rai sull’informazione del servizio pubblico si fa ogni giorno più asfissiante. Dopo aver svuotato della loro identità due canali, ora i dirigenti nominati dal Governo intervengono bloccando anche ospiti non graditi, come Antonio Scurati a cui era stato affidato un monologo sul 25 aprile, in una rete, Rai3, ormai stravolta nel palinsesto e irriconoscibile per i telespettatori. La stessa azienda che ha speso 6 milioni di euro per il programma Avanti Popolo, ora avanza motivazioni di carattere economico per l’esclusione di Scurati. Motivazioni già smentite dai fatti. Siamo di fronte ad un sistema pervasivo di controllo che viola i principi del lavoro giornalistico. L’assemblea dei Comitati di redazione della Rai mercoledì ha proclamato lo stato di agitazione e approvato 5 giorni di sciopero. Gentili telespettatori, noi ci dissociamo dalle decisioni dell’azienda e lottiamo per un servizio pubblico indipendente, equilibrato e plurale”.
È stata immediata la replica della RAI, il cui comunicato è stato letto di seguito a quello sindacale: viale Mazzini sottolinea che “nessun controllo sull’informazione e nessuna censura sono state operate dall’azienda nei confronti di programmi e conduttori” e che la RAI “è patrimonio di tutti gli italiani ed esprime oggi più che mai i valori del pluralismo e libertà d’espressione”.
“Sforzo dell’azienda – scrive ancora nella nota – è quello di aggiungere, innovare, sperimentare nuovi contenuti e nuove narrazioni, aggiungere opinioni idee e punti di vista vuol dire essere ancora più pluralisti di come la Rai è stata in passato”.
Nel merito della vicenda Scurati, la Rai sottolinea ancora che “nessuno ha mai messo in discussione la possibilità di partecipazione di Antonio Scurati alla trasmissione Chesarà condotta da Serena Bortone, la cui presenza era stata ampiamente annunciata” e parla di “un tentativo di strumentalizzare con polemiche sterili un caso montato sul nulla” che “rischia di vanificare il grande impegno” dell’azienda in questi mesi.
Dopo la replica dell’azienda e il commento che l’amministratore delegato Rai, Roberto Sergio, ha rilasciato alla Stampa, in cui si è dimostrato basito per quanto successo, assicurando che la questione “non finirà qui”. L’Usigrai ha mandato una lettera all’ad. Il senso è chiaro: “Non è mai troppo tardi per cambiare rotta”, eccola qui di seguito:
“Gentile amministratore delegato, leggiamo un suo colloquio pubblicato oggi dal quotidiano La Stampa in merito alla censura del monologo di Antonio Scurati. Il titolo le attribuisce questo virgolettato: ‘Vogliono distruggere la Rai. Ora chi ha sbagliato paghi. Nessuno mi ha informato di cosa stava accadendo’. Se vuol difendere l’azienda, lei ha il dovere di dire chi la vuole distruggere – scrivono i giornalisti a Sergio – E di difenderla. Anche perché quello che sta accadendo oggi – sottolinea l’Usigrai – è il frutto prevedibile delle scelte assunte in questi mesi. Per questo noi abbiamo il dovere di ricordarle che il suo primo atto come Ad è stato quello di nominare direttore generale una persona che ha definito l’antifascismo nel 2019 ‘una caricatura paradossale’. E dobbiamo ricordarle che – solo per limitarci agli ultimi giorni – all’interno della direzione Approfondimento sono state prese decisioni che minano la credibilità e l’autorevolezza della Rai. Dalla scelta di parlare di aborto a Porta a Porta con 8 ospiti tutti uomini, alla decisione di cancellare metà delle repliche estive di Report. E ora la cancellazione del contratto ad Antonio Scurati per ‘motivazioni editoriali’. Così come dobbiamo ricordare che il direttore dell’Approfondimento è stato scelto da lei. E non ci sono state conseguenze quando sul palco di Atreju ha definito Fratelli d’Italia ‘il nostro partito’”. Però, dicono i giornalisti sperando in una presa di coscienza da parte di Sergio “non è mai tardi per cambiare rotta. Quindi restiamo in attesa degli annunciati ‘provvedimenti drastici’”. In riferimento alla replica dell’azienda che ha parlato di “strumentalizzazione”, a differenza di Sergio che ha invece sottolineato come il caso sia “surreale”, i giornalisti si chiedano quale sia la linea aziendale: “La replica parla di ‘tentativo di strumentalizzare con polemiche sterili un caso montato sul nulla’, mentre lei sulla Stampa la definisce ‘una questione che non può finire qui’ e annuncia ‘provvedimenti drastici’. Qual è quindi la valutazione aziendale?”.
Il caso Scurati, con il monologo sul 25 aprile molto atteso e poi saltato, è solo l’ultimo di una serie di vicende che hanno visto, negli ultimi mesi, viale Mazzini finire al centro di accuse di censura.
Annunciato a luglio nell’offerta dell’autunno 2023, qualche settimana dopo finisce fuori dal palinsesto Insider, Faccia a Faccia con il Crimine di Roberto Saviano, quattro puntate già registrate dedicate a un viaggio attraverso le organizzazioni criminali.
“Una scelta aziendale, non politica”, spiega l’Ad della Rai Roberto Sergio, ma lo scrittore insorge e parla di “decisione chiaramente politica” e chiama in causa pressioni del vicepremier Salvini, con cui spesso l’autore di Gomorra entra in rotta di collisione.
A innescare l’ennesima scintilla tra Saviano e il ministro delle Infrastrutture, qualche giorno prima, un tweet dello scrittore sulla candidatura di Carola Rackete alle Europee: uno scontro social che porta il leader leghista a minacciare querela e gli esponenti della destra di governo a chiedere l’allontanamento dell’autore da Viale Mazzini, in nome del ‘metodo Facci’, con la cancellazione della striscia del giornalista e polemista prevista su Rai2 dopo alcuni giudizi sulla giovane accusatrice di La Russa Jr.
A ottobre 2023 scoppia il caso Fedez: la Rai blocca la sua partecipazione al programma di Francesca Fagnani Belve e a denunciarlo è la stessa conduttrice: l’azienda “non l’ha ritenuta opportuna”, spiega la giornalista dissociandosi. Un caso poi rientrato poiché Fedez è stato ospite di Belve il 9 aprile 2024.
Nell’anno le scintille con il rapper non sono di certo mancate, dalla polemica sul suo intervento al Concertone del 2021 al freestyle politicamente scorretto a Sanremo 2023, con le critiche alla ministra Roccella sull’aborto e al viceministro Bignami, di cui il rapper strappa la foto con l’uniforme nazista, senza dimenticare il bacio fluido con Rosa Chemical nella puntata finale del festival.
Parliamo ancora dell’Ariston, a febbraio, a fare da sfondo alle polemiche, in particolare dopo gli interventi a sostegno della causa palestinese dal palco e dopo lo “stop al genocidio” pronunciato dal cantantautore Ghali e finito nel mirino dell’ambasciatore israeliano in Italia.
Una vicenda che spingerà l’Ad della Rai Roberto Sergio a diffondere un comunicato di vicinanza al popolo israeliano. Le tensioni di scaricano sulla puntata speciale di Domenica In in onda da Sanremo a chiusura dalla settimana festivaliera e una pioggia di critiche colpisce Mara Venier, che legge la nota Rai, interrompe Dargen D’Amico mentre parla del tema migranti e bacchetta in un fuorionda i giornalisti che hanno chiesto a Ghali un commento sulla presa di posizione dell’ambasciatore d’Israele.
Tutta benzina sul fuoco delle polemiche del Pd contro Telemeloni, che qualche giorno prima aveva portato al sit-in organizzato dai dem davanti ai cancelli di viale Mazzini.
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