La criminalità minorile si fa sempre più efferata, ecco qual è la situazione italiana e i provvedimenti presi
Il Decreto Caivano, ovvero le “misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile.” è entrato in vigore nel 2023 e rappresenta una presa di posizione in merito alla criminalità minorile.
Le misure riguardano tutto il Paese e prevedono delle pene più severe per chi non manda i figli a scuola nonché delle pene più severe anche per i minori che commettono atti criminali.
L’obiettivo del decreto è quello di responsabilizzare genitori e istituzioni rispetto al grave problema della criminalità minorile e spingere per aumentare la consapevolezza rispetto al problema educando i giovani.
Il decreto ha introdotto anche il Daspo urbano ovvero il divieto d’accesso ad aree specifiche della città per minorenni che abbiano compiuto 14 anni e che si siano macchiati di episodi di violenza. Inoltre, introduce il carcere preventivo.
Ma nonostante queste nuove misure introdotte un anno fa, la situazione in Italia sta migliorando? Quali sono le pene previste per i minorenni che commettono un omicidio? Scopriamolo insieme.
Da quando è entrato in vigore in Decreto Caivano ci sono più minori in carcere ma il numero di reati è rimasto invariato e si tratta di una sorta di record: erano 10 anni che non si registravano numeri così alti di minori detenuti in istituti penali per minorenni, ovvero gli IPM.
Il problema sembra coinvolgere principalmente individui maschi di età compresa tra i 15 e i 17 anni, nella maggioranza dei casi si tratta di italiani. Questi si vanno ad aggregare in gruppi, delle gang giovanili, compiendo atti vandalici, furti, spaccio e reati violenti.
Secondo Alessio Scandurra, coordinatore dell’Osservatorio Antigone sulle carceri per adulti, il problema del Decreto Caivano è che spedisce direttamente i ragazzi maggiorenni all’interno degli IPM, con reati commessi da minorenni, direttamente nelle carceri per adulti.
Questo provocherebbe un circolo vizioso che non permetterebbe al giovane di riformarsi e prendere consapevolezza di quanto fatto, venendo inglobato nel sistema per adulti più ferreo:
“Queste persone devono confrontarsi con un tipo di detenzione più dura, limitata, in luoghi dove i loro bisogni, anche a fronte del grande sovraffollamento e quindi della scarsità di opportunità di studio, lavoro e ricreative, non vengono tenuti nel giusto peso, lasciandoli invece in un sistema che, ad oggi, produce criminalità a causa di tassi di recidiva molto alti.
Capita allora che il ragazzo entri in carcere con l’accusa di un singolo reato e ne collezioni molti altri (oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamento, rissa, rivolta), in un circolo vizioso che se non verrà interrotto dall’ascolto e dal sostegno porterà solamente a incancrenire le situazioni e far perdere ogni speranza a questi giovani.”
Alla base, quindi, sembra esserci un problema di rieducazione dei giovani alla condotta adeguata.
Individuato quello che è il panorama della criminalità minorile in Italia, scopriamo come viene punito l’omicidio in caso venga commesso da un minore.
I minorenni che hanno compiuto 14 anni sono imputabili del reato di omicidio, purché dichiarati capaci di intendere e di volere. Al di sotto di questa età il minore non può essere processato ma può scontare una misura di sicurezza legata alla sua pericolosità per gli altri, ad esempio restare in libertà vigilata o essere collocato all’interno di comunità.
Se un minore di 14 o più anni di età commette un omicidio o più in generale un reato, viene processato dal Tribunale dei Minori, dove un giudice dovrà decretare la sua capacità di intendere e di volere che non comprende solo l’eventualità della malattia mentale ma la mancata consapevolezza della gravità delle proprie azioni dovuta alla giovane età o alla condizione familiare.
Il Tribunale per Minori è composto da quattro giudici, il processo si svolge in Camera di Consiglio e non prevede il patteggiamento ma l’imputato può richiedere la messa alla prova.
Se un quattordicenne viene dichiarato colpevole di omicidio, secondo la Corte Costituzionale, non può in nessun caso essere condannato all’ergastolo perché ogni sentenza deve prevedere uno scopo rieducativo per il reo minorenne.
La reclusione può essere non inferiore a 21 anni nel caso di omicidio doloso, ma la pena è sempre soggetta a riduzione proprio a causa della giovane età dell’imputato. Nel caso di omicidio, però, è impossibile ottenere la messa alla prova.
In conclusione, la criminalità minorile in Italia è sicuramente un problema su cui bisogna agire partendo dalle radici, dando modo ai giovani di crescere in ambienti positivi e di instaurare rapporti sociali sani. Lavorando sulla consapevolezza più che sulla punizione si potrà trovare un deterrente. Ma stando agli ultimi dati, siamo ancora lontani dal trovarlo.
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