È ufficiale: il Consiglio dei ministri ha dato il via libera alla proroga dello stato di emergenza. La sua scadenza, inizialmente prevista per fine dicembre, è stata spostata al 31 marzo 2021. Su questo slittamento di tre mesi hanno pesato anche i nuovi dati relativi ai contagi dovuti alla variante Omicron.
La proroga dello stato di emergenza dovrà passare anche per il voto in aula, ma molti governatori e segretari dei partiti si sono già detti favorevoli all’idea. Fa eccezione Giorgia Meloni, che si è espressa duramente contro la decisione del Cdm. “Non sono d’accordo con la proroga dello stato di emergenza: se dura più di due anni è un controsenso logico e linguistico”, ha spiegato la leader di Fratelli d’Italia. “Credo che il governo oggi debba riuscire a combattere l’epidemia ripristinando i diritti. Comincia a crearsi un problema per la democrazia. Gli unici a difendere la Costituzione siamo rimasti noi di FdI”, ha aggiunto.
Se la proroga dello stato di emergenza sembra ormai una certezza, lo stesso non vale per quella del blocco dei licenziamenti. Questa forma di tutela dei lavoratori è prevista fino al 31 dicembre e al momento nulla induce a pensare a una sua estensione “automatica”. La bozza approvata dal Consiglio dei ministri si concentra su altri aspetti della gestione dell’emergenza sanitaria, come la creazione di nuove infrastrutture nelle quali ospitare le dosi dei vaccini. Non si parla da nessuna parte di cosa cambierà per gli ammortizzatori sociali. In generale lo stato di emergenza e il blocco dei licenziamenti, pur avendo dei punti di contatto, si muovono su due piani differenti e l’estensione dell’uno non implica per forza quella dell’altro.
Il blocco dei licenziamenti è stato introdotto per la prima volta con il decreto Cura Italia, nel bel mezzo del lockdown. Questo ammortizzatore sociale ha impedito ai datori di lavoro di licenziare i dipendenti per motivi economici dal 17 marzo al 15 maggio 2020. In seguito è stato esteso più volte, nell’ambito del decreto Sostegni e del decreto Fiscale. Al momento il suo termine è previsto per il 31 dicembre 2021.
Il blocco è previsto solo per alcune tipologie di datori di lavoro. Inoltre, come ricordato da poco dall’Inps, i dipendenti che hanno aderito a un accordo collettivo aziendale possono accedere alla Naspi nonostante il blocco dei licenziamenti. “Le regole sul blocco dei licenziamenti” non valgono “in caso di accordo collettivo e accesso alla Naspi”, ha spiegato l’Inps. “In questo caso, infatti, il divieto non opera se l’accordo ha ad oggetto un incentivo alla risoluzione del rapporto di lavoro. Si viene a determinare una risoluzione consensuale”.
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