Dare del “bimbominkia” a qualcuno su Internet è un reato. Precisamente, è diffamazione aggravata. Lo ha stabilito la quinta sezione penale della Corte di Cassazione, che nei giorni scorsi ha messo la parola fine a una vicenda iniziata nel 2014 da una disputa su Facebook.
Il protagonista è un animalista trapanese molto attivo sui social, che all’interno di un gruppo Fb era stato appellato così da un’amica di un noto politico trentino stroncato da un infarto durante una battuta di caccia. In risposta ai commenti dell’animalista la donna si sarebbe rivolta a lui utilizzando proprio questo appellativo in un gruppo che conta oltre 2mila iscritti. Tanto basta, secondo gli ermellini, per equipararlo all’importanza di un articolo di giornale. Da qui la diffamazione aggravata. Ma cosa vuol dire “bimbominkia”?
La prima attestazione di questa parole nell’italiano scritto – con il grafema “k” al posto del “ch” – risale al 2007 secondo lo Zingarelli. L’enciclopedia Treccani lo cataloga alla voce “neologismi” e ne dà la seguente definizione: “Nel gergo della Rete, giovane utente dei siti di relazione sociale che si caratterizza, spesso in un quadro di precaria competenza linguistica e scarso spessore culturale, per un uso marcato di elementi tipici della scrittura enfatica, espressiva e ludica”.
Come ad esempio un linguaggio basato su errori sintattici e grammaticali, colmo di anglicismi spiccioli, abbreviazioni, acronimi, emoticon o altri simboli virtuali. Dall’uso gergale tipico delle giovani generazioni, questo appellativo ha però preso piede negli interventi e nelle discussioni sui social, che ne amplificano la portata offensiva, determinando così il reato. Nel caso in esame, infatti, gli ermellini parlano di una condotta di “non lieve entità” in quanto “i messaggi erano diretti a ben 2.297 iscritti al gruppo Facebook”.
Per la sentenza 12826 della Cassazione (presidente Rosa Pezzullo, relatore Michele Romano), inoltre, questa parola “non è coperta dal diritto di critica”; perché, scrivono i giudici, “si colloca al di là del requisito della continenza richiesto per applicare la scriminante”. Insomma, l’invito è a fare sempre molta attenzione a ciò che si scrive sul web, perché anche dare del “bimbominkia” a qualcuno è punibile penalmente.
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