Il primo viene punito con la reclusione fino a quattro anni, mentre il secondo prevede come pena la reclusione da quattro a dieci anni e sei mesi
Nelle ultime ore ha fatto parecchio discutere la notizia che, in seguito alla liberazione del generale libico Njeim Osama Elmasry, la premier Giorgia Meloni è attualmente indagata per due reati: favoreggiamento personale e peculato. In questo articolo andremo a spiegare in cosa consistono, come sono puniti e come si collegano a quanto avvenuto in Italia negli scorsi giorni.
Il primo è previsto dall’articolo 378 del Codice Penale riguarda chi aiuta un individuo che si è macchiato di un reato punibile con l’ergastolo o la reclusione a eludere le investigazioni dell’Autorità o a sottrarsi alle ricerche, ed è punito con la reclusione fino a quattro anni. Se il delitto commesso è l’appartenenza a un’associazione di tipo mafioso, viene applicata, in ogni caso, la pena della reclusione non inferiore a due anni. Nel caso di delitti per i quali la legge stabilisce una pena diversa dall’ergastolo o dalla reclusione, la pena per chi ha aiutato la persona indagata è una multa fino a 516 euro. Come ricorda il sito Brocardi.it, “le disposizioni di questo articolo si applicano anche quando la persona aiutata non è imputabile o risulta che non ha commesso il delitto”.
Per il secondo reato, il peculato, è necessario fare un discorso più ampio, perché può risultare difficile collegarlo subito al rimpatrio di Elmasry. Come spiega il sito Brocardi.it, il peculato è un reato che può essere commesso solo da un pubblico ufficiale o dall’incaricato di un pubblico servizio, che, “avendo per ragione del suo ufficio o servizio il possesso o comunque la disponibilità di denaro o di altra cosa mobile altrui, se ne appropria”. In questo caso la pena prevista è la reclusione da quattro a dieci anni e sei mesi.
Una domanda che potrebbe sorgere spontanea è la seguente: di cosa si è appropriata Giorgia Meloni durante o dopo la liberazione di Elmasry? Tecnicamente di nulla, ma bisogna tenere presente che “si applica la pena della reclusione da sei mesi a tre anni” anche quando chi ha commesso il reato “ha agito al solo scopo di fare uso momentaneo della cosa, e questa, dopo l’uso momentaneo, è stata immediatamente restituita”.
Alla luce di queste nuove informazioni, si può capire che Meloni potrebbe aver commesso l’illecito usando un volo di Stato per rimpatriare il generale libico.
Meloni ha parlato delle indagini in corso su di lei in un video pubblicato sui suoi profili social. La premier ha respinto ogni accusa e ha lasciato intendere che considera l’indagine un attacco politico nei suoi confronti. “È possibile che io sia invisa a chi non vuole che l’Italia cambi e diventi migliore”, ha dichiarato. Ha poi difeso la scelta di rimpatriare Elmasry, definendola dettata da ragioni di sicurezza. L’espulsione dall’Italia è avvenuta tramite l’utilizzo di un volo privato, “come già accaduto in altri casi analoghi”.
“Vale oggi come valeva ieri: non sono ricattabile e non mi faccio intimidire. Intendo andare avanti per la mia strada a difesa degli italiani, soprattutto quando è in gioco la sicurezza della nazione, a testa alta e senza paura”, ha affermato Meloni.
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