Si terrà domani la prima udienza del processo a carico di Patrick George Zaki, lo studente dell’Università di Bologna in carcere in Egitto da oltre un anno e mezzo con l’accusa di diffusione di notizie false. A renderlo noto è stato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International in Italia, secondo cui l’accusa riguarda “uno scritto del 2019 in difesa della minoranza copta”.
A confermare la notizia all’Ansa è stata poi l’avvocatessa Hoda Nasrallah, che fa parte del collegio difensivo che assiste il giovane ricercatore. La legale ha però espresso preoccupazione non avendo ricevuto comunicazioni né sull’orario esatto né sull’aula in cui si terrà l’udienza. L’unica certezza è che le udienze si terranno a Mansoura, la città sul delta del Nilo dove Patrick Zaki è nato. Si prevede quindi che nelle prossime ore lo studente sia trasferito dal Cairo a Mansoura.
“Purtroppo – commenta Noury – era previsto che con l’approssimarsi della fine della detenzione preventiva dei 24 mesi, da quell’enorme castello di prove segrete mai messe a disposizione della difesa sarebbe presa una delle tante per mandarlo a processo”. E cioè “uno scritto del 2019 in cui Patrick avrebbe preso le difese della minoranza copta perseguitata in Egitto”. Non è chiaro, al momento, quante udienze si svolgeranno. Ma Zaki rischia una multa o una pena fino a cinque anni di carcere.
“Già nelle settimane scorse avevamo avvisato il Governo italiano che poteva esserci uno sviluppo accelerato – prosegue il portavoce di Amnesty International –. Ora ogni minuto che passa in cui da parte dell’Italia non si fa nulla è un minuto che viene perso drammaticamente e colpevolmente“. Stando a quanto riferito all’Ansa dall’avvocatessa Nasrallah, la seduta di domani dovrebbe aprirsi alle 9. Ma l’udienza di Zaki potrebbe svolgersi più tardi, “alle 10 o alle 11”.
Dubbi anche sulla sede del procedimento. A Mansoura, che si trova a circa 130 km a Nord del Cairo, esistono infatti due sedi del Tribunale. “Uno vicino al fiume”, ricorda la legale, ossia il vecchio Palazzo di giustizia dove lo scorso anno si sono tenute le due udienze sulla custodia cautelare preventiva per il ricercatore. Ma ce n’è anche un altro, “vicino allo stadio”, aggiunge Nasrallah senza poter meglio precisare in quale delle due sedi si terrà l’udienza di domani.
Intanto, la notizia del rinvio a giudizio di Patrick Zaki ha riacceso i riflettori sulla vicenda anche in Italia. “Le preoccupazioni e i timori erano, purtroppo, fondati – scrive su Twitter Filippo Sensi, deputato del Partito democratico –. La tortura di Patrick continua, oggi una escalation che ci trova ancora più determinati a lottare al fianco di questo ragazzo, cittadino italiano, prigioniero e sequestrato in un incubo”.
“Non mancherà un solo istante, un solo istante, la nostra determinazione per la liberazione di Patrick Zaki dalla sua assurda prigione. Sii forte, ragazzo, come sei stato finora, se possibile. Comincia il processo – aggiunge Sensi –. Continueremo a chiedere al governo di fare ogni sforzo, ogni, per far tornare Patrick a Bologna, ai suoi studi. Finora troppo silenzio, troppa attesa, troppo poco. Troppo poco. Le istituzioni europee e internazionali alzino ulteriormente il livello di attenzione”.
Proteste arrivano anche dall’Egitto. Dieci organizzazioni non governative egiziane per la difesa dei diritti umani fanno sapere che “il rinvio a giudizio di Patrick davanti a un tribunale eccezionale le cui decisioni non sono impugnabili, e con ‘l’accusa’ di aver pubblicato un articolo in cui racconta i fatti della sua vita di cristiano egiziano” non fa altro che “confermare che l’unico motivo per privarlo della sua libertà dal suo arresto nel febbraio 2020 è il suo legittimo esercizio della libertà di espressione per difendere i suoi diritti e quelli di tutti gli egiziani, in particolare i copti, all’uguaglianza e piena cittadinanza”.
La nota sottolinea infine come il rinvio a giudizio intervenga “dopo 19 mesi di detenzione provvisoria senza giustificazione legale e senza indagine”. La dichiarazione è firmata, fra le altre, anche da Eipr, l’Ong per la quale Zaki lavorava. Tra i firmatari ci sono anche Anhri, Afte, Ecrf, Cihrs e il centro El-Nadeem. “Le organizzazioni condannano questo attacco a Patrick George Zaki e lo riconoscono come una violazione dei diritti di tutti gli egiziani alla libertà di espressione”; oltre che “dei diritti dei cristiani egiziani in particolare di rivendicare il loro diritto all’uguaglianza sia socialmente che davanti alla legge”, affermano le dieci Ong.
“E non possiamo ignorare l’ironia che l’incriminazione e il processo di Zaki davanti a un tribunale eccezionale giungano all’indomani del lancio della strategia statale per i diritti umani”, ricorda la nota. Strategia presentata “in un evento in cui il presidente” egiziano Abdel Fattah al Sisi “ha parlato a lungo del diritto alla libertà di religione e di credo e il diritto all’uguaglianza”. Nel corso dell’evento, però, non è mai stato fatto cenno al caso del ricercatore né a quello di Giulio Regeni.
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