Patrick Zaki, Amnesty International: “Nuovo governo sia più incisivo”

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Sono trascorsi 12 mesi da quando Patrick Zaki venne arrestato all’aeroporto de Il Cairo. È stato sottoposto a continui rinvii della detenzione preventiva, dunque senza processo e senza nessuna prospettiva di vedere la fine di questa situazione terribile. L’appello è duplice. Al governo egiziano, affinché ponga fine a questo calvario. Ma la chiave della cella può girare anche se il governo italiano fa qualcosa di più di quanto fatto finora, ossia un’azione più incisiva“. Lo ha detto il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury, a proposito della situazione di Patrick Zaki a un anno dall’arresto in Egitto.

Patrick Zaki: Amnesty International valuta la cittadinanza italiana

Una situazione che Amnesty International chiede sia all’ordine del giorno anche una volta messa alle spalle l’attuale crisi di governo. “Al prossimo governo chiediamo di tenere conto di questa moltitudine di richieste che arrivano da ogni luogo d’Italia, affinché Patrick Zaki sia liberato al più presto“, ha aggiunto infatti Noury.

Ma c’è anche di più. “Amnesty International sta valutando la proposta di concedere a Patrick Zaki la cittadinanza italiana. Valutiamo se questa decisione possa avere un impatto, e se un impatto positivo o negativo, sulla sua famiglia in Egitto. Una volta fatta questa valutazione prenderemo un posizione“, ha spiegato ancora il portavoce dell’organizzazione umanitaria.

La situazione del processo Regeni

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Amnesty International, oltre ad essere in prima linea per la scarcerazione di Patrick Zaki, continua però la sua battaglia affinché sia fatta giustizia sul caso della morte di Giulio Regeni. “Sappiamo che ci sarà un processo, grazie al lavoro ostinato della Procura di Roma – ha ricordato Noury –. È ben possibile che si svolga nell’assenza degli imputati per l’indisponibilità dell’Egitto a collaborare. Se terminerà con una condanna per i funzionari dello Stato egiziano getterà uno stigma sullo Stato egiziano, che ha coperto i propri funzionari responsabili di gravi crimini di diritto internazionale“.

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