Pasquale Zagaria, ergastolano e fratello del capoclan dei Casalesi Michele, torna in carcere. Nella mattinata di martedì 22 settembre, il boss mafioso è stato trasferito nella struttura detentiva di Opera a Milano, la struttura individuata dal Dap come luogo idoneo per la detenzione.
Da aprile Zagaria si trovava agli arresti domiciliari dopo che era stato scarcerato dal giudice di sorveglianza di Sassari, lo stesso che ha poi sollevato questione di legittimità costituzionale contro il decreto Bonafede. Malato da tempo, a causa dell’emergenza coronavirus, il mafioso era stato posto ai domiciliari nell’abitazione di un familiare a Brescia, perché l’ospedale di Sassari dove seguiva le terapie per la malattia, non era più in grado di fornirgli l’assistenza medica necessaria. Il tribunale di sorveglianza di Sassari aveva però disposto un termine di cinque mesi alla misura dei domiciliari, che è scaduto il 21 settembre. Il tribunale di Brescia, al quale i colleghi sardi avevano girato il fascicolo per competenza, hanno dunque ritenuto, cessate le esigenze che avevano fatto scattare la scarcerazione, di riportare il boss in carcere.
Pasquale Zagaria, ex boss nella zona del Casapellese, nel Casertano, era stato arrestato nel 2011, quando la Squadra Mobile di Napoli lo aveva scovato all’interno di un bunker di cemento armato al di sotto di un’abitazione. Considerato ‘il re del cemento’ a livello nazionale, il mafioso comandava affari nell’edilizia dalla Campania all’Emilia Romagna. Tre le condanne all’ergastolo date a Zagaria, di cui una per essere risultato il mandante dell’omicidio di Pasquale Piccolo, ucciso nel 1988 a Gaeta.
Nel 2018 la Procura di Milano aveva contestato a Zagaria diversi episodi di violenza e minacce nei confronti del direttore e di alcuni agenti del carcere di Opera, struttura dove il criminale stava scontando diversi ergastoli in regime 41bis. “Il direttore lo paragono a una busta dell’immondizia e io l’immondizia la butto fuori”, aveva detto Zagaria durante un colloquio con un medico. L’uomo aveva anche distrutto le telecamere che lo tenevano sotto controllo in cella, prendendole a bastonate, aveva minacciato gli psichiatri della prigione e preso a schiaffi alcuni agenti.
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