Durante l’assemblea della Cei, Papa Francesco ha parlato dell’ammissione dei seminaristi, invitando i vescovi a non ammettere gli omosessuali
Lunedì scorso, il 20 maggio, papa Francesco ha fatto una visita informale alla Conferenza episcopale italiana (CEI), l’assemblea dei vescovi italiani.
La visita non era pubblica, ma varie persone e vescovi presenti hanno poi raccontato a diversi siti e giornali italiani che in quell’occasione il Papa avrebbe chiesto in modo piuttosto netto di non ammettere uomini omosessuali al seminario, l’istituzione della Chiesa cattolica dedicata alla formazione dei candidati al sacerdozio.
Secondo più fonti, il papa avrebbe fatto un commento offensivo e denigratorio, dicendo che nei seminari “c’è già troppa frociaggine”. L’ammissione delle persone omosessuali al seminario è una questione che la CEI dibatte da mesi.
La frase del papa, già molto discussa e commentata, era stata riferita alcuni giorni fa dal sito di gossip Dagospia, ed è stata poi confermata da vari giornali nazionali, tra cui il Corriere della Sera, che afferma di aver ricevuto conferme da “alcuni vescovi”, e Repubblica, che cita “più fonti concordanti”.
Questo commento contrasta chiaramente con l’immagine di maggiore apertura e comprensione nei confronti delle persone della comunità LGBT+ che papa Francesco ha cercato di costruirsi da quando è diventato pontefice nel 2013.
Secondo le fonti di Repubblica, il commento sarebbe stato fatto “a mo’ di battuta”, mentre i vescovi con cui ha parlato il Corriere dicono che il Papa avrebbe usato la parola “frociaggine” in modo un po’ inconsapevole, non essendo italiano, pensando che fosse semplicemente un termine scherzoso.
Il commento si inserisce all’interno di una questione di lunga data e molto complessa circa la posizione della Chiesa cattolica nei confronti dell’omosessualità, considerata un peccato, sia il rapporto controverso che la Chiesa ha con i propri sacerdoti omosessuali.
Da una parte, varie inchieste pubblicate negli ultimi anni hanno mostrato che molti sacerdoti e vescovi, anche in posizioni di potere e prestigio, sono gay.
Dall’altra, è frequente che la Chiesa attribuisca la colpa degli abusi da parte di sacerdoti o vescovi nei confronti di persone minorenni o vulnerabili all’orientamento sessuale “deviante” di questi sacerdoti, ignorando il fatto che abusi siano stati commessi anche nei confronti di donne e bambine.
Anche all’interno della Chiesa cattolica (e della CEI) esistono diverse correnti ideologiche, più o meno conservatrici o progressiste.
Lo scorso novembre, durante l’assemblea autunnale, i vescovi italiani avevano iniziato a discutere della possibilità di emendare la Ratio Fundamentalis Institutionis Sacerdotalis, il regolamento dei seminari sul territorio italiano.
La proposta era di renderlo più permissivo nei confronti dei candidati con tendenze omosessuali, a patto che rispettassero l’obbligo di celibato, comune a tutti i seminaristi, e non mettessero in atto tali tendenze.
Dal 2005, infatti, era stato stabilito che “la Chiesa, pur rispettando profondamente le persone in questione, non può ammettere al Seminario e agli Ordini sacri coloro che praticano l’omosessualità, presentano tendenze omosessuali profondamente radicate o sostengono la cosiddetta cultura gay”.
L’emendamento era stato contestato da vari vescovi, ma alla fine era stato approvato da una maggioranza. Tuttavia, il testo non è ancora entrato in vigore.
Durante l’assemblea primaverile della settimana scorsa, a Papa Francesco è stato chiesto cosa fare nel caso in cui uno dei candidati si dichiari apertamente omosessuale.
Il pontefice, che nel 2016 aveva confermato la linea contraria all’ammissione delle persone omosessuali nei seminari stabilita nel 2005, avrebbe risposto in modo molto negativo, sottolineando l’importanza di evitare di formare sacerdoti che potrebbero poi continuare a “vivere una doppia vita” mantenendo segreti rapporti omosessuali.
In questo contesto, avrebbe aggiunto la frase sulla “troppa frociaggine” già presente all’interno dei seminari italiani. Repubblica riferisce che la scelta del termine ha sorpreso molti dei vescovi presenti.
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