Palermo, confiscati 100 milioni al costruttore condannato per mafia

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La Corte di Cassazione ha convalidato la confisca di beni per 100 milioni di euro nei confronti di Gaspare Finocchio, imprenditore edile condannato dalla Corte d’appello nel 2007 a 7 anni e 3 mesi di reclusione per associazione mafiosa. L’uomo, oggi 89enne, era stato arrestato il 14 novembre del 2003 insieme al figlio Giuseppe e ai fratelli Diego e Pietro Rinella. Questi ultimi erano ritenuti dagli inquirenti soggetti di vertice della famiglia mafiosa di Trabia.

Lunghissime indagini della Procura di Palermo hanno confermato i legami con la mafia

Diversi collaboratori collaboratori di giustizia, tra cui Antonino Giuffrè, Salvatore Contorno, Tullio Cannella, Giovanni Brusca e Giovanni Drago, hanno affermato nel corso delle lunghissime indagini che Gaspare Finocchio era socio in affari con esponenti mafiosi di Cosa nostra. Tra questi, anche i fratelli Graviano. Il provvedimento di confisca comprende sei imprese e 377 immobili. Si tratta di terreni, ville, abitazioni, box, magazzini e terreni edificabili e non, tra i quali spiccano i complessi nel quartiere Brancaccio di Palermo e i villini di Torre Roccella a Campofelice.

A disporre la confisca il Tribunale di Palermo – Sezione Misure di Prevenzione, su richiesta della locale Procura della Repubblica – Dda, dopo la sentenza della Corte di Cassazione.

Sproporzione tra beni posseduti e redditi risalente agli anni ’90

La Guardia di Finanza ha spiegato in una nota che Finocchio aveva partecipato ad attività illecite con soggetti legati alla mafia “con riferimento al suo ruolo di imprenditore legato alla famiglia mafiosa di Trabia, in favore della quale avrebbe, secondo le evidenze giudiziarie e plurime dichiarazioni di collaboratori di giustizia, subordinato la sua attività di costruttore, facendosi volutamente artefice di operazioni di reinvestimento dei proventi dell’attività illecita di tale compagine criminale”.

Gli accertamenti finanziari delle Fiamme Gialle hanno individuato una sproporzione che ammontava, negli anni ’90, a quasi 6 miliardi di vecchie lire, tra l’ingente valore dei beni e degli investimenti effettuati nel tempo e i redditi dichiarati non solo da Gaspare Finocchio ma anche da alcuni uomini che facevano da prestanome.

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