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“Speriamo che questa giustizia arrivi, aspettiamo da cinque anni. Finalmente abbiamo di nuovo questo processo bis. Andiamo avanti: speriamo che a Marco sia ridata la dignità”. Queste le parole pronunciate da Marina Conte, madre di Marco Vannini, il ragazzo ucciso da un colpo di pistola nella notte tra il 17 e il 18 maggio 2015 mentre era a casa della fidanzata, a Ladispoli. Oggi, infatti, è iniziato il processo d’appello bis, che arriva dopo la sentenza dei giudici della prima sezione penale della Corte di Cassazione del 7 febbraio scorso, per determinare definitivamente le responsabilità di quanto accaduto quella notte.
La donna, accompagnata dal marito Valerio Vannini e da altri suoi familiari, ha mostrato determinazione davanti ai cronisti: “La Cassazione ha dato delle direttive ben specifiche, speriamo nella giustizia – ha detto -. Se Marco fosse qui mi direbbe che andrà tutto bene, di stare tranquilla. Idealmente mi ha accompagnato in questi cinque anni. La famiglia Ciontoli? Non so se ci sarà ma non mi interessa. Io vado avanti solo per la giustizia per Marco. Era una persona che avrebbe dato tanto, noi non molleremo finché non avremo giustizia”. Sull’audio restaurato, diffuso nei giorni scorsi, in cui si sente più chiaramente la voce del figlio nelle ore che hanno preceduto la morte, la mamma di Marco Vannini non ha voluto rilasciare alcun commento: “Non ne voglio parlare perché è stato presentato nel nuovo processo”.
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Davanti alle porte della cittadella giudiziaria di Roma, un gruppo di una quindicina di persone, soprattutto mamme, ha manifestato a supporto della famiglia Vannini. “Sono qui perché sono una mamma e Marco poteva essere mio figlio”, ha raccontato una signora dietro uno striscione che recitava ‘#noninmionome: giustizia per Marco’. A farle eco un’altra manifestante: “Siamo state colpite da questa morte ingiusta: siamo tutte mamme di Marco Vannini”.
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Al termine della prima udienza, in cui Federico Ciontoli ha letto delle dichiarazioni spontanee, la madre di Marco si è fermata nuovamente con i cronisti. “Sapeva di questo scherzo, parla di scherzo nella letterina che ha letto. Ma il colpo che è stato sparato non l’avete sentito?“, racconta Marina Conte. E ancora: “Pure tua madre le dice ‘brava, brava sembrava uno specchio che si rompeva’, allora l’avete sentito! La letterina è una letterina“, ha detto.
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Poi, la signora Conte ha commentato il contenuto della lettera. “Ha letto una letterina. Non ha sprecato nemmeno una parola per Marco o per noi. Dopo cinque anni poteva dire che è pentito. Lui ha cercato di scaricare la colpa sul capofamiglia e ha detto che loro non c’entravano niente“.
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Marina Conte e il marito, Valerio Vannini, non hanno nascosto la propria rabbia. “Mi ha fatto arrabbiare molto, continuano a mancarci di rispetto, soprattutto continuano a mancare di rispetto a mio figlio, che non c’è più“, le parole della donna. “Ha detto che ha vissuto per anni con il terrore che qualcuno gli sparasse in testa. Noi non siamo assassini“, hanno aggiunto i genitori di Marco.
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Al termine dell’udienza è intervenuto anche il professore Franco Coppi, difensore della famiglia Vannini. “Le parti hanno avanzato varie richieste. La corte ha disposto la rinnovazione del dibattimento per sentire Viola Giorgini che era stata peraltro assolta negli altri gradi di giudizio. Per il resto le richieste avanzate da tutte le parti sono state rifiutate“, le sue parole. E ancora: “La corte ha disposto come unica prova nuova l’esame di questa ragazza. Ce la giochiamo sulla base di quello che abbiamo agli atti“, ha concluso.
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Al termine dell’udienza, l’avvocato Andrea Miroli ha parlato con i giornalisti mentre accompagnava fuori dal Tribunale il suo assistito, Federico Ciontoli. “Cosa rispondiamo al fatto che ci sia più di qualcuno che ha detto che è stato Federico a sparare? È una corbelleria, non è assolutamente vero“. Alla risposta si è unito lo stesso Federico, che ha aggiunto: “Non c’è bisogno che la dica questa cosa, è evidente“, facendo da eco al suo avvocato.
Nessun commento di Federico Ciontoli, invece, sulle dichiarazioni spontanee lette oggi durante la prima udienza dell’Appello Bis. Il suo avvocato incalzato dai giornalisti ha riferito: “Prendetene atto (delle dichiarazioni spontenee, ndr), le avrete. Abbiate rispetto per chi non vuole rilasciare dichiarazioni. Abbiamo detto quello che dovevamo dire nelle sedi competenti. Noi siamo convintissimi delle nostre tesi“.
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