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“Sono dispiaciuto per il clima verso quelli che la vulgata definisce in maniera dispregiativa ‘virostar’. I cittadini imputano a noi il clima di incertezza dovuta dalla pandemia, ma questo è solo il segnale che la scienza cresce ed evolve grazie allo studio e al confronto. Gli attacchi dei no vax? Per ora sono solo leoni da tastiera, ma il clima di polarizzazione su queste tematiche mi porta preoccupazione per una possibile escalation verso aggressioni fisiche“. Così il Direttore Sanitario dell’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi, Fabrizio Pregliasco, ha commentato il clima teso verso virologi e infettivologi dopo due anni di Covid.
E ancora: “Io arricchito dalla pandemia? Tutte le attività di divulgazione sono sempre state svolte in maniera totalmente gratuita, al massimo – ha aggiunto il professore – con il rimborso delle spese sostenute“.
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Dopo due anni di pandemia, nonostante i numeri siano più rassicuranti, l’emergenza legata al Covid non è ancora terminata. “Quando racconteremo ai nostri figli questi due anni di pandemia parleremo sicuramente di una guerra, che tutti credevamo potesse essere una guerra lampo, ma che si è invece trasformata in una guerra di trincea, che combattiamo ancora oggi“.
“Non credo sia giusto parlare ora di scelte giuste o sbagliate, di aperture o zone rosse che si potevano fare o non fare, di piano pandemico non aggiornato; quello che si è deciso era basato su approcci che si ritenevano adeguati per l’esperienza che avevamo maturato fino ad allora“, ha spiegato Pregliasco.
“Adesso – ha aggiunto il professore – non bisogna abbassare la guardia perché è vero che la minaccia del virus d’estate sarà ridimensionata, ma in autunno e inverno, con il ripresentarsi delle infezioni respiratorie, tornerà anche il Coronavirus“.
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Il Direttore Sanitario dell’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano ha raccontato anche un amaro ricordo legato al Covid. “Ricordo una riunione fatta con lo staff del Galeazzi il 13 febbraio 2020, poco prima dello scoppio della pandemia in Italia proprio in questa stanza. Contammo i camici e le mascherine, ci dicemmo che 1000 sarebbero stati sufficienti ma in realtà bastarono per i primi quindici giorni. Pensavamo che il materiale a nostra disposizione sarebbe bastato per affrontare il problema, ci sbagliavamo. Ora le nostre conoscenze ci farebbero agire in maniera migliore, sotto tutti i punti di vista, anche quelli della comunicazione“.
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Una chiosa finale sull’allentamento delle misure di contrasto alla pandemia che il nostro Paese dovrà affrontare nelle prossime settimane. “Non esiste un manuale pandemico, forse le scelte a livello europeo sarebbero dovute essere più omogenee. L’Inghilterra ad esempio è stata da sempre azzardata nelle sue scelte e anche sul liberi tutti è stata temeraria. Io credo che la voglia di libertà e normalità in questo momento sia eccessiva“, ha spiegato.
“Personalmente utilizzerei un approccio di prudenza e progressività – ha quindi concluso il professore – perché a mio avviso ha pagato in Italia rispetto ad altre nazioni“.
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