Non tutti coloro che decidono di non sottoporsi alla vaccinazione sono uguali. E alcuni di loro possono anche cambiare idea, specie se il destino li conduce a finire in ospedale causa Covid. Lo racconta Massimo Girardis, il direttore della Terapia intensiva di Modena. Che in un’intervista al ‘Corriere della Sera’ traccia i profili dei diversi scettici con cui si è ritrovato a che fare in questi difficilissimi mesi. E che non possono essere tutti ricondotti nella categoria dei No Vax.
“La terapia intensiva ha riaperto il 27 luglio e da allora sono passati a rotazione 15 malati. Speravamo di non doverla mai riattivare, almeno non prima dell’autunno“, spiega Girardis. Che poi passa ad analizzare le casistiche dei suoi pazienti: “Li dividerei in tre categorie. Chi non si è vaccinato per paura, No vax e negazionisti“.
Difficile quindi prendersela con coloro che semplicemente hanno esitato per paura. “Chiedono aiuto, conforto. Riconoscono l’errore, riconoscenti verso medici e personale“, spiega il dottore. Ci sono poi i No Vax: “Altra storia. Riconoscono l’esistenza del Covid ma sono contro i vaccini, barricati dietro le solite motivazioni. Non ci sono prove che funzionino, i danni si vedranno negli anni perché modificano il genoma umano, non voglio diventare suddito delle lobby industriali, eccetera. Una volta guariti si scusano per aver fatto tanta propaganda negativa sui social“.
Il vero problema, però, non sono i No Vax quanto i negazionisti duri e puri. “Il dialogo è difficile all’inizio. Hanno un atteggiamento ostile nei confronti dei sanitari, con i quali manca armonia. Temono di non essere assistiti come gli altri per la nomea di negazionisti e rivendicano gli stessi diritti. Però allo stesso tempo rifiutano le cure. Ci sono momenti di tensione in reparto. Noi soffochiamo sotto tute e maschere. Fatichiamo, fisicamente ed emotivamente, perché ci sembra di essere tornati ai tempi bui. E poi arrivano questi soggetti che ci trattano da nemici, ci accusano di volerli uccidere“.
Anche questi ultimi, come i No Vax, talvolta però cambiano opinione dopo il ricovero. “Sono convinti che il Covid sia un’invenzione del sistema e ne rifiutano l’esistenza fino a quando non riescono più a respirare e hanno bisogno di ossigeno per sopravvivere. Il problema è che sono persone difficilmente gestibili. Un uomo non voleva salire in ambulanza, quando è arrivato al Pronto soccorso gridava che sarebbe andato via dopo pochi minuti. Solo quando si è risvegliato in rianimazione, dopo giorni di intubazione, si è convertito e ha ammesso l’esistenza del Covid“.
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