No booster, il popolo che rifiuta la terza dose dopo le prime due

Dopo negazionisti, No vax, vax-confusi e No green pass, c’è una nuova minoranza che si fa largo nel panorama pandemico italiano. Sono i No booster, vale a dire tutti coloro che nonostante abbiano già ricevuto le prime due dosi di vaccino anti Covid-19 rifiutano la terza.

Un fronte che ottiene ampi consensi soprattutto sui social, dove negli ultimi giorni l’hashtag #nobooster è spesso in tendenza. Basta infatti una rapida ricerca sulle principali piattaforme per imbattersi in utenti che rifiutano una nuova somministrazione del vaccino, indispensabile però per partecipare alla vita pubblica, sociale e lavorativa.

Cresce il fronte dei No booster sui social

I motivi sono i più disparati. Ci sono ad esempio coloro che si sentono “presi in giro” perché la copertura vaccinale ha una scadenza precisa. Circostanza che mette in dubbio anche l’utilità del green pass, la cui durata è invece maggiore. La categoria dei No booster, da una prima analisi, appare eterogenea, perché abbraccia diverse fasce d’età.

Ne è un esempio Marco (nome di fantasia), 30 anni, che su Facebook scrive: “Mi avete fatto rischiare trombi cerebrali, miocardite, ictus e chi sa quale diavoleria di evento avverso futuro tra anni che nessuna ad oggi può escludere, per una copertura di soli tre mesi; per giunta in estate, dove il virus nemmeno circola! E ora mi spingete a fare una terza dose? E dovrei fidarmi di chi mi ha preso in giro? Io mi fermo qui! Rivoglio la mia libertà”.

No booster, il popolo che rifiuta la terza dose dopo le prime due

L’alleanza con gli antivaccinisti

La nascita di questo fronte è stata salutata con favore da coloro che invece rifiutavano il vaccino già in precedenza. Secondo i No vax, infatti, i No booster sarebbero né più né meno che la logica conseguenza di una sorta di rinata “consapevolezza” collettiva. Su tesi antivacciniste, ovviamente.

Un pensiero riassunto dal post Fb di Sara (altro nome di fantasia): “Poi ti svegli al mattino e scopri una nuova etichetta: i No booster. La differenza? Hanno capito la presa per i fondelli dopo quelli etichettati erroneamente No vax. La cosa importante? Hanno capito!”. E via con hashtag inneggianti la libertà o contro lo stato di emergenza e il green pass.

No booster, il popolo che rifiuta la terza dose dopo le prime due

La “rivolta” di Caserta contro Moderna

Come già accaduto con i vax-confusi, poi, ad “inquinare i pozzi” ci pensano le contraddizioni della scienza. In particolare su un tema molto dibattuto come il mix di vaccini per la terza dose. Il 6 dicembre, a Caserta, sono state ad esempio rifiutate 500 dosi di vaccino Moderna, perché coloro che si erano presentate per l’appuntamento avevano ricevuto altri vaccini per le prime due dosi.

La maggior parte chiedeva che venisse somministrato loro Pfizer, le cui dosi però scarseggiano. Quelle di Moderna, che ad esempio ricevono come terza dose i vaccinati con AstraZeneca, non sono però andate sprecate. Come confermato dall’Asl di Caserta, infatti, non erano ancora state preparate per la somministrazione.

I dubbi di Crisanti sul mix di vaccini

Sul mix di vaccini si è espresso anche il professor Andrea Crisanti, direttore del laboratorio di microbiologia dell’Università di Padova. Ad Agorà, sui Rai 3, lo ha infatti definito “una follia” perché non consente di avere dati certi sulla protezione dei vaccinati.

“Inizialmente in Italia c’erano due categorie: i guariti e i non infettati. Poi, abbiamo avuto quattro diversi vaccini. Poi abbiamo fatto la seconda dose mischiata, creando 24 tipi diversi di immunizzazione – ha aggiunto –. Adesso si dà la possibilità di fare la terza dose con Pfizer o Moderna, abbiamo 48 regimi di immunizzazione: una cosa mai vista”.

Musica per le orecchie dei No vax e, di riflesso, per i No booster. Ma quanto è grande questo fenomeno? Lo diciamo subito: è difficile da quantificare. Si possono però fare delle stime, basandosi sulla risposta degli italiani nei confronti della terza dose del vaccino anti Covid.

Quanti sono i No booster in Italia?

A fine novembre un sondaggio di EngageMinds Hub, il Centro di ricerca dell’Università Cattolica di Cremona, stimava che i dubbiosi verso la dose di richiamo fossero circa il 33%, un intervistato su tre. Dato ridimensionato da un recente sondaggio di Ipsos, secondo ad avere delle riserve sulla terza dose è il 16% degli intervistati, contro il 20% della settimana precedente; mentre rimane un 5% di irriducibili contrari.

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