È ancora fitto il mistero delle cause della morte del dissidente russo Alexei Navalny. Secondo il Times – che cita Vladimir Osechkin, fondatore del gruppo per i diritti umani Gulagu.net – sarebbe stato ucciso con un pugno al cuore, una tecnica degli agenti delle forze speciali del Kgb, dopo essere stato esposto a condizioni di congelamento per diverse ore. Un’ipotesi diversa da quella lanciata, poche ore dopo il decesso, dalla moglie Yulia Navalnaya. Lei aveva parlato di un veleno, del Novichok, che fa parte di un gruppo di agenti nervini sviluppati in Unione Sovietica tra gli anni ‘70 e ‘80. Non è la prima volta che viene associato al nome del dissidente russo.
Nel 2020 l’uomo venne, infatti, avvelenato con la stessa sostanza attraverso una tazza di tè contaminata. Mentre nel 2018 l’ex spia russa Sergei Skirpal e la figlia Yula furono avvelenati in Gran Bretagna sempre con il Novichok. Insomma, uno strumento utilizzato spesso per contrastare i nemici politici. Ora, però, la situazione appare ben diversa. Perché secondo Osechkin, che cita una fonte che lavora nella colonia penale artica dove Navalny è morto venerdì scorso, i lividi trovati sul corpo dell’oppositore sono compatibili con la tecnica del “pugno unico”.
In termini generali, si parla di pugno al cuore (conosciuto anche come pugno precodiale) riguardo a una manovra manuale per defibrillare l’organo cardiaco in fase di aritmia. Il pugno al cuore è considerata una manovra di emergenza, raccomandata solo in assenza di defibrillatore, e consiste in un unico colpo allo sterno, all’altezza del cuore, a una distanza di circa 20 centimetri. La manovra va eseguita da una sola volta entro 30 secondi dall’insorgenza dell’arresto cardiaco. Però, il Times, aggiunge nuove ombre alla morte di Navalny e alla presunta tecnica utilizzata per ucciderlo. Parla di un uso del pugno del cuore diversa da quella appena descritta. Ne parla come tecnica insegnata ai membri del Kgb per uccidere e le vittime vengono prima esposte a temperature polari per indebolire il muscolo cardiaco. Si tratta, quindi, di un colpo, detto anche commotio cordis, che produce fibrillazione ventricolare senza lesionare sterno, coste e cuore. È un qualcosa di molto raro che interessa soprattutto i giovani atleti.
Indiscrezione ancora non commentata dalla moglie di Navalny, che continua a chiedere a Vladimir Putin la restituzione del corpo del marito, dopo aver minacciato il leader russo a continuare la battaglia del consorte. Adesso è lei a prenderne il ruolo in politica: il 19 febbraio è stata nominata nuova leader dell’opposizione della Federazione Russa. Ed è a rischio anche lei perché non sarebbe la prima vittima di Putin fuori dai confini della Russia. “Se avessi avuto paura non sarei la moglie di Alexey”, ha detto già in passato. I due si sono sposati nel 2000 e sono diventati presto genitori di due figli: Daria è nata nel 2001, Zakhar nel 2008. Sempre nel 2000 i due hanno aderito al partito socioliberale e filo-occidentale Jabloko, da cui sono usciti 10 anni dopo per l’espulsione di Alexei. Nel frattempo, Navalny è diventato il principale oppositore in Russia, mentre sua moglie è sempre stata considerata la First Lady dell’opposizione. E adesso la battaglia, senza il marito, sarà ancora più dura.
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