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Apre un bar nel 2015, in via Vergini a Napoli, nel rione Sanità. Nel 2017, si rifiuta di pagare il pizzo e il bar viene incendiato. Lui denuncia gli estensori e riapre: è la storia di Eduardo, giovane napoletano, che dopo aver combattuto contro la criminalità organizzata si ritrova oggi a fare i conti con l’omertà e i timori di un quartiere da cui si sente isolato.
È così che è nata l’iniziativa “Un caffè per Eduardo”, promossa dal consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli, dallo scrittore Maurizio De Giovanni, dai colleghi della vicina Pasticceria Poppella e da tutte quelle persone che, nella giornata di martedì, hanno regalato centinaia di “caffè sospesi” al giovane imprenditore napoletano.
A sintetizzare la storia di Eduardo e dei ragazzi che lo hanno aiutato ad aprire il bar nel 2015 è proprio Borrelli: “Il locale va bene, arriva la camorra e questa dice che bisogna pagare – racconta il consigliere –. Lui dice no, la camorra gli brucia il locale, lui denuncia i colpevoli e li fa mandare in galera. Ci si aspetterebbero applausi per il gesto di questo ragazzo, oltre a sostegno e incoraggiamento. Invece avviene esattamente il contrario: nel quartiere comincia a girare la voce che le famiglie dei boss ‘ingiustamente’ carcerati non gradiscono che la gente venga qui a prendere il caffè. La voce gira, la gente non viene più“.
A confermare la storia è lo stesso giovane imprenditore, che aggiunge: “Abbiamo aperto il bar a ottobre 2015, per quasi due anni abbiamo lavorato benissimo, c’era un continuo viavai di turisti, di persone che venivano da tutta l’Italia. Ad agosto 2017 ci hanno incendiato il bar. Con le videocamere di sorveglianza, e con l’aiuto delle forze dell’ordine, abbiamo denunciato. Poi, però, è successo qualcosa: ci siamo sentiti isolati dal quartiere, ma non solo. C’è paura, la gente non vuole prendere il caffè in un bar in cui ‘sono successe delle cose'”.
“Non tutti hanno il coraggio di esporsi – spiega ancora Eduardo -. Questo è un progetto in cui siamo tutti giovani, crediamo nel quartiere, in Napoli, nel futuro. Anche trovare il personale è stato difficile, sapendo che ci era successa una cosa del genere. Ci siamo ripresi, abbiamo ristrutturato, ma c’è sempre un problema di omertà che ci penalizza: la gente un po’ ha paura di venire, un po’ ha paura di esporsi”.
Maurizio De Giovanni sintetizza, infine, il pensiero sul quale si è mossa l’iniziativa a favore del giovane imprenditore del rione Sanità: “Questo è un quartiere ricco di storia, cultura e bellezza. Noi siamo qui perchè è necessario mettersi dalla giusta parte della barricata, quella in corso è una guerra“.
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