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“È un giorno veramente triste. Di grande tristezza per tutto il Paese. Il Governo si stringe intorno ai familiari delle vittime“. Così il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Enrico Giovannini, al termine dell’incontro a Stresa con le autorità locali dopo l’incidente del Mottarone.
“Posso dirvi che fin da ieri tutte le istituzioni hanno reagito in maniera straordinariamente rapida, efficiente e coordinata. Nella riunione che abbiamo avuto ascoltando le parole di tutti coloro i quali sono intervenuti è emerso questo spirito di collaborazione immediata. Che ha consentito di intervenire immediatamente dopo questo drammatico incidente“, ha spiegato Giovannini ricostruendo le ore immediatamente successive alla sciagura del Mottarone.
La situazione si è però immediatamente rivelata già tragica. “Purtroppo si è trattato di un intervento che ha potuto aiutare soltanto una minima parte di chi è stato colpito durante l’incidente – ha ammesso il ministro Giovannini –. L’assistenza ai familiari in questo momento è un elemento cruciale. Abbiamo concordato e preso atto delle varie azioni che già sono state messe in campo. E che non devono terminare spenti i riflettori. Il Governo e tutte le istituzioni sono impegnate a capire le cause, a comprendere cosa è accaduto sul Mottarone. E, al tempo stesso, a fornire assistenza alle famiglie colpite da questa tragedia“.
Terribile invece il resoconto di chi sul Mottarone c’era. “Quando sono arrivato sul luogo dell’incidente – spiega uno dei primi soccorritori del corpo degli alpini – ho visto uno scenario da guerra, con corpi sbalzati a terra. Sembrava ci fosse stato un bombardamento. C’erano molte forze in campo, soprattutto Croce Rossa, Soccorso Alpino, Guardia di Finanza e Vigili del Fuoco“.
Il lavoro sul Mottarone è stato subito tempestivo, sebbene disperato: “Abbiamo iniziato ad operare, in coordinamento con le altre forze. Uno dei lavori più difficili è stato quello di risalire all’identità delle vittime. Anche perché c’erano anche interi nuclei familiari. Ci sono stati problemi anche con i feriti trasportati a Torino, perché non c’erano comunicazioni con i parenti o quant’altro“.
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