La Procura di Verbania sta attualmente indagando sul contratto di manutenzione della funivia del Mottarone. Il tentativo è quello di capire cosa abbia effettivamente provocato l’incidente costato la vita a 14 persone. Tanto più che si era parlato di importanti ritardi nelle riparazioni.
L’incidente sul Mottarone e lo stratagemma del forchettone
Attualmente i fatti riferiscono che l’incidente sul Mottarone è avvenuto a causa della rottura della fune traente. A scatenare il tutto sarebbe stato il blocco al sistema frenante di emergenza. Per questo motivo il capo servizio della funivia, Gabriele Tadini, è attualmente agli arresti domiciliari. Quest’ultimo, secondo l’Adnkronos, avrebbe però confessato che la procedura era stata utilizzata svariate volte. Anche una decina nel solo mese di maggio.
Secondo le parole di Tadini, lo stratagemma di lasciare inserito il forchettone era ampiamente utilizzato sulla funivia del Mottarone. Era stato individuato come un rimedio per risolvere alcuni rumori, provocati forse da una perdita di pressione del sistema frenante della cabina. Un problema già segnalato alla manutenzione, che per due volte l’aveva affrontato senza risolverlo.
Cosa è successo con la manutenzione dei freni
“Il primo intervento sul sistema frenante è del 5 febbraio scorso – ha riferito all’Adnkronos Marcello Perillo, legale di Tadini –. Ma, dopo venti giorni circa, c’è una seconda chiamata per lo stesso problema. Eppure la manutenzione interviene solo il 30 aprile, come emerge dai documenti. Quanto alla terza richiesta di manutenzione sempre al sistema frenante avanzata a Perocchio, si è verificata la prima settimana di maggio. Ma non è così chiaro se fosse in programma. Ciò che è certo è che fino al 23 maggio, giorno del disastro del Mottarone, l’intervento non si verifica“.
Ciò che la difesa sostiene è che la tragedia sia avvenuta anche a causa dei ritardi negli interventi della manutenzione. Tanto che Tadini, pur assumendosi le proprie responsabilità, ritiene corresponsabili anche l’ingegnere Enrico Perocchio, consulente della funivia, e il gestore dell’impianto Luigi Nerini. Entrambi, secondo lui, erano consapevoli dell’uso dei forchettoni per evitare che la cabina si fermasse durante la corsa sul Mottarone. “Per me era più probabile che mi inghiottisse una voragine in strada che si rompesse la fune verificata il 20 novembre“, sono state le parole di Tadini al suo avvocato.