L’uomo di 36 anni morto a Bergamo dopo essere precipitato all’interno della fabbrica dove lavorava è solo l’ultima morte sul lavoro. Sono chiamate morti bianche, e da anni in Italia rappresentano una strage silenziosa. A volte alcuni incidenti, troppo insopportabili, entrano di forza nel dibattito pubblico.
È stato il caso, ad esempio, di Luna d’Orazio, la giovane madre di 22 anni morta a maggio a Prato dopo essere rimasta intrappolata in una macchina tessile. Molti altri incidenti restano più nell’ombra, ma anche in questa metà di 2021 hanno continuato ad essere troppi.
I dati sulle morti bianche
A luglio è stata presentata una relazione dell’Inail. I dati mostrano come le morti del lavoro, nell’anno in cui le attività produttive sono riprese, dopo l’interruzione del lockdown siano tornate a salire.
Per quanto riguarda i dati del 2020, le denunce per infortuni sono state 375.238 contro le 415.725 del 2019, i morti 799 contro i 705 dell’anno precedente. Nei primi cinque mesi di quest’anno, le denunce per infortunio sono già arrivate a quota 219.262 (erano 207.472 nello stesso periodo del 2020). Le morti a 434, due in più dello stesso periodo di un anno fa.
Ma il dato, ripetiamo, non deve ingannare. Tra marzo e maggio molte attività produttive nel 2020 sono rimaste bloccate. Il confronto con i primi cinque mesi del 2020 evidenzia per il 2021 un aumento sia degli infortuni in occasione di lavoro (+5,2%) sia di quelli in itinere (+10,0%). Se la tendenza media dovesse confermarsi, a fine anno avremo quasi mille decessi e più di mezzo milione di infortuni.
Il presidente dell’Inail: “Agire, indignarsi non basta”
Il presidente dell’Inail Franco Bettoni durante la presentazione della relazione annuale dell’Istituto infortunistico ha lanciato l’allarme sulle morti bianche. “Il pesante bilancio infortunistico ci fa comprendere che non si fa ancora abbastanza. Non è sufficiente indignarsi ma occorre agire“.
Infatti, spiega Bettoni, “le norme ci sono e vanno rispettate”. Per questo, secondo il presidente dell’Inail la strada per evitare le morti è “coinvolgere gli attori del sistema nazionale di prevenzione, rafforzare i controlli, promuovere una maggiore sensibilizzazione di lavoratori e imprese, potenziare la formazione e l’informazione per costruire una cultura della sicurezza, a partire dal mondo della scuola, dare sostegno economico alle aziende“.