Niente acqua, e la stagione estiva finisce in anticipo. Il vero problema, però, deriva dal fatto che la struttura costretta a chiudere i battenti prima di quanto previsto non è uno stabilimento di una località marittima caratterizzata da un caldo torrido, ma il rifugio Quintino Sella, sul Monviso. E questa emergenza non si era mai verificata nella storia.
È amara la presa di coscienza di Alessandro Tranchero, gestore del rifugio che sorge alle pendici del Monviso, sulle piemontesi Alpi Cozie. Un monte che da queste parti chiamano “il Re” (e da cui nasce il Po), ma che mai come in questa estate ha avuto difficoltà a fornire doni al suo regno. “Con rammarico chiudiamo la stagione. Un grazie caloroso a chi ha calpestato i nostri sentieri. Con il Re nel cuore e negli occhi, un saluto a tutto il popolo della montagna“, è l’annuncio del rifugio Quintino Sella.
Mai si era arrivati fino a questo punto, dato che negli anni delle emergenze casomai il problema era caratterizzato dalla neve fuori stagione. Che rendeva difficoltoso recarsi sul Monviso. Nel 2021, invece, la carenza d’acqua rende ormai difficile se non impossibile anche solo cucinare o lavare. Tanto più che, da queste parti, l’energia deriva dall’idroelettrico. Potere della montagna, che però in un anno di drammatiche emergenze climatiche sta facendo cilecca.
E il Monviso ora ha paura. “In 40 anni al rifugio molto è cambiato – sono le parole di Alessandro Tranchero raccolte da ‘Repubblica’ – e negli ultimi 25 abbiamo iniziato a porre attenzione all’acqua come bene limitato e scarso. Così non era mai successo, sicuramente un occhio va al cambiamento climatico ma quest’anno la stagione è stata davvero particolare. Una differenza talmente marcata con lo scorso anno che non preoccupa molto per il prossimo, ma ci spinge a ricavare una lezione da quest’estate per affrontare le prossime“.
Una situazione che la sua famiglia, da quando opera sul Monviso, non aveva mai vissuto. “Quando i miei genitori hanno preso il rifugio 45 anni fa il problema energetico era l’ultimo, rispetto al rifornimento e alla mancanza di tecnologia. Ora che abbiamo la tecnologia viene invece a mancare la materia prima – ha ammesso Tranchero –. Il cambiamento climatico è una questione serissima, ma in questo caso non è l’unica. Parliamo di una tendenza che si conferma negli anni e che ci fa riflettere sulle nuove sfide, come la razionalizzazione dei consumi“.
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