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Milano, come tutta la Lombardia, ha iniziato la settimana con l’ingresso in zona gialla e i milanesi hanno potuto riscoprire il piacere del caffè o dell’aperitivo al bar con gli amici, ma anche il pranzo al ristorante seduti a tavola. E dopo un lungo periodo di restrizioni non hanno nascosto la loro soddisfazione.
“Va bene, fortunatamente bene. Siamo contenti per la riapertura e soddisfatti della prima giornata. Molta gente ci ha chiamato per venire a pranzo, speriamo che la situazione migliori. Nell’aria si sente la voglia di ricominciare“, racconta Grazia, titolare di un ristorante in zona Brera, nel pieno centro di Milano.
Sollievo, ma anche tanto scoramento emergono invece dalle parole della signora Elide del ristorante ‘El Matarel’. Lo storico locale accoglie i suoi clienti con la scritta “L’antica cucina milanese nella vecchia Milano” sin dalla porta d’ingresso dell’esercizio, ma la proprietaria appare decisamente stanca. “Dopo sessant’anni che sono qui dentro, chiudere mi ha fatto stare male. Mi è sembrato di abbandonare un figlio. È la terza volta che apriamo e chiudiamo – sottolinea –. Ci abbiamo messo quattro giorni per rimettere in piedi il ristorante. Se mi fanno chiudere un’altra volta io abbasso la serranda per sempre“.
Chi abbozza un sorriso sono invece i cittadini lungo le vie del centro di Milano. “Finalmente si respira un po’ di normalità. Adesso vediamo come si evolve la situazione. Ma sembra quasi di essere tornati a una vita normale“, sottolinea un ragazzo seduto al bar.
Questo lo spirito di una città dalla fama quasi abusata sul proprio dinamismo e che ha ripreso a muoversi dopo settimane di chiusure forzate. Non senza qualche polemica, peraltro. Le immagini registrate nel corso di domenica 31 gennaio, ultimo giorno di zona arancione, hanno infatti mostrato una Milano in cui non sono mancati gli assembramenti. Dal Duomo ai Navigli, da Porta Nuova a corso Como, i cittadini hanno deciso di riversarsi per le strade cittadine. Con la zona gialla che, ancora nemmeno in vigore, ha ingolosito tanti. Nella speranza che non ci si dimentichi che l’emergenza ancora non è affatto finita.
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