Si tratta della Migrantes e ha collaborato a una missione di salvataggio della Mare Jonio svolgendo un ruolo di osservazione, documentazione e informazione
Come fa ormai da diversi anni, fra sabato 24 domenica 25 agosto la nave Mare Jonio dell’organizzazione non governativa (Ong) Mediterranea ha condotto delle operazioni di soccorso dei migranti nel tratto di mare compreso tra la Sicilia e il Nord Africa, salvando 182 persone. Rispetto al passato c’è però stata una differenza importante: l’imbarcazione è stata supportata dalla Migrantes, una piccola nave finanziata dalla Fondazione Migrantes, un organo della Conferenza episcopale italiana (Cei). Finora nessuna barca legata alla Chiesa cattolica italiana aveva avuto un ruolo così diretto nel salvataggio dei migranti.
Lo sbarco delle persone a bordo presso il porto di Pozzallo, in Provincia di Ragusa, è stato autorizzato dal comando generale delle Capitanerie di porto ed è avvenuto nella mattina di lunedì 26 agosto.
Prima dell’inizio della missione di ricerca e soccorso, entrambe le navi hanno ricevuto la benedizione di Papa Francesco. “Vi auguro il meglio e invio la mia benedizione all’equipaggio di Mediterranea Saving Humans e a Migrantes. Prego per voi. Grazie tante per la vostra testimonianza. Che il Signore vi benedica e la Madonna vi custodisca. Fraternamente, Francesco”, ha scritto il Pontefice. In passato Papa Francesco aveva già mostrato pubblicamente il proprio sostengo alle Ong impegnate nel soccorso dei migranti nel Mediterraneo.
In particolare, durante l’udienza generale in Vaticano dello scorso dicembre Bergoglio aveva rivolto un ringraziamento a Mediterranea: “Saluto il gruppo di Mediterranea Saving Humans, che è qui presente, e che va in mare a salvare i poveretti che fuggono dalla schiavitù dell’Africa. Fanno un bel lavoro questi: salvano tanta gente, tanta gente”.
Nel corso della missione, la Migrantes ha svolto un ruolo di osservazione, documentazione e informazione. Pur non potendo contare su delle dimensioni adatte al soccorso diretto dei migranti, navi come quella finanziata dalla Cei partecipano spesso alle missioni di soccorso per distribuire giubbotti di salvataggio, controllare che le imbarcazioni sulle quali viaggiano i migranti non affondino e tenere d’occhio eventuali intercettazioni della Guardia costiera libica. L’equipaggio della Migrantes è composto da una decina di persone, fra cui due skipper, altrettanti dirigenti della Fondazione Migrantes e alcuni soccorritori e volontari.
Finora la Chiesa cattolica italiana non era mai stata coinvolta in modo diretto nel salvataggio dei migranti nel mediterraneo. Non si può dire lo stesso per la Chiesa protestante tedesca, che da anni finanzia la Ong Sea Watch, una delle più attive per quanto riguarda i soccorsi nel Mediterraneo. Parlando con Avvenire di questo cambio di rotta, che è stato accolto con accese polemiche da una parte della stampa, Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio e presidente della Fondazione Migrantes, ha dichiarato quanto segue: “La nostra fondazione ha accolto il progetto della sede di Fano, in collaborazione con Mediterranea, per monitorare uno dei tanti viaggi di soccorso in mare dei migranti e informare correttamente l’opinione pubblica, spesso disinformata o male informata. Soccorrere e non respingere o abbandonare è la legge del mare, che mette al primo posto sempre la vita delle persone. Solo dopo il soccorso e l’accoglienza si può valutare un percorso di rientro in patria o di tutela e protezione dei migranti”.
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