Arci Posso Rosso, la ONG Alarm Phone e Borderline Sicilia, associazione no profit, hanno realizzato un rapporto in cui viene evidenziato, attraverso delle prove, come l’Italia abbia trascorso decenni proseguendo una politica di criminalizzazione dei migranti. Nel report, riportato dal Guardian, inoltre, si sostiene che i procuratori abbiano riempito le carceri italiane di uomini innocenti, utilizzati come capri espiatori.
Il report dei tre gruppi per i diritti dei migranti è la prima analisi completa dei dati ufficiali sulla criminalizzazione di rifugiati e richiedenti asilo in Italia. Qui vengono analizzate più di mille cause penali intentate dai procuratori contro i rifugiati. Questi ultimi sono accusati di guidare le navi che trasportano i richiedenti asilo attraverso il Mediterraneo.
I dati del rapporto delle tre associazioni sulla criminalizzazione dei rifugiati in Italia
Nel rapporto sono raccolti documenti che mostrano come gli agenti di polizia italiani avrebbero dato incentivi ai migranti. Questo per convincerli a testimoniare contro gli scafisti sospetti. Questi, in alcuni casi, si sarebbero rivelati richiedenti asilo costretti sotto le minacce dei trafficanti a trasportare i rifugiati.
“Abbiamo esaminato più di mille casi giudiziari e parlato con centinaia di persone coinvolte” si afferma nel rapporto. “Abbiamo parlato con persone accusate di guida di imbarcazioni, avvocati, giudici e membri della polizia e della guardia costiera, per rivelare l’intera portata del processo italiano di criminalizzazione dell’immigrazione“.
Utilizzando i dati della polizia e le prove presentate in centinaia di casi giudiziari, il rapporto ha rivelato come i rifugiati sarebbero presi di mira per essere perseguitati. Secondo il report, i contrabbandieri prima di far partire le navi dirette in diversi Paesi, tra cui l’italia, sceglierebbero un migrante come conducente. Quando la barca entra nelle acque italiane, secondo quanto emerso, le autorità chiederebbero ai passeggeri di identificare il conducente, arrestato in un secondo momento. I conducenti, che spesso provengono da Paesi devastati dalla guerra, sono accusati di diversi crimini. Come, ad esempio, di pilotare illegalmente barche o di trafficare migranti.
Diversi scafisti migranti condannati all’ergastolo, dal 2013 ad oggi
Anche se in diversi casi i giudici hanno riconosciuto lo “stato di necessità“, centinaia di casi sono ancora in corso nel sistema giuridico italiano. Secondo quanto emerso, dal 2013 ad oggi almeno 24 persone hanno ricevuto una pena pari a più di 10 anni. Sei, invece, avrebbero ricevuto l’ergastolo. A spiegare il perché di queste condanne severe è Maria Giulia Fava di Arci Porco Rosso: “Questo succede quando, purtroppo, durante il viaggio alcuni passeggeri perdono la vita. In quel caso, il conducente dell’imbarcazione è accusato di omicidio. In questi casi la giustizia si trasforma in una macchina terribile che rischia di distruggere per sempre la vita di queste persone“.
Secondo il rapporto, l’uso da parte dei procuratori italiani delle leggi antimafia nei casi degli scafisti migranti sarebbe inquadrato come una continuazione della battaglia del Paese contro il crimine organizzato. Questo, però, avrebbe portato gli scafisti a dover affrontare accuse molto pesanti.