Ancora un incedente stradale a Mestre. Protagonista ancora un autobus elettrico della società La Linea, la stessa proprietaria del pullman turistico che lo scorso 3 ottobre è precipitato da un cavalcavia uccidendo 21 persone, incluso il conducente. Il Comune di Venezia ha avviato un’indagine amministrativa e disposto lo stop ai bus elettrici della società di trasporti.
Da oggi sulle strade di Mestre tornano in servizio i mezzi tradizionali a metano in attese delle verifiche tecniche. Il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro ha spiegato che si tratta di “una scelta prudenziale” che permetterà di “effettuare un adeguato accertamento”.
La procura di Venezia intanto ha aperto un fascicolo. Le indagini, così come per il mezzo gemello, sono affidate alla polizia locale.
Il mezzo è uscito di strada finendo contro un pilastro di un palazzo. I 14 passeggeri che erano a bordo, più l’autista, sono rimasti feriti ma nessuno è in condizioni serie. La maggior parte ha riportato solo piccole contusioni, molti sono in stato di choc. I rilievi fatti nella notte hanno permesso di accertare che non ci sono problemi di staticità per l’edificio. La viabilità quindi è regolare. I feriti sono stati trasportati negli ospedali di Mestre, Mirano e Dolo, tre nosocomi in cui era stati ricoverati – e in parte ancora si trovano – i feriti dello schianto del cavalcavia.
La causa dell’incidente, secondo le prime ricostruzioni, sarebbe stata la perdita di controllo del mezzo da parte dell’autista. L’uomo, si apprende, avrebbe dichiarato ai soccorritori di essere stato colto da un malore improvviso. “Ho visto tutto bianco, mi sentivo svenire e ho perso il controllo del mezzo”, ha detto il 60enne, che già nei giorni precedenti aveva riferito di non stare bene.
L’autobus ha invaso la corsia opposta di marcia, mentre affrontava una semicurva, schiantandosi infine sul pilastro di un condominio. Per conto del Comune di Venezia, il mezzo elettrico copriva la tratta urbana servita in passato dal bus del servizio pubblico Actv.
Sui social intanto il vicepremier e ministro dei Trasporti Matteo Salvini riaccende la polemica sulla sicurezza dei veicoli elettric. “Solo coincidenze? Approfondire, indagare e chiarire”, ha scritto su X.
Si attende intanto che l‘inchiesta sui 21 morti del viadotto della Vempa accerti le cause della tragedia: da un malore del conducente a un guasto meccanico del bus, fino alla mancata tenuta del vecchio guardrail. Gli indagati al momento sono tre: oltre l’amministratore delegato de La Linea Massimo Fiorese, a ricevere l’avviso di garanzia ci sono due funzionari del Comune di Venezia, Roberto Di Bussolo, dirigente della mobilità e della viabilità per la terraferma, e Alberto Cesaro, responsabile del servizio Manutenzione viabilità della terraferma.
L’iscrizione sul registro degli indagati è un atto dovuto per permettere loro di partecipare alle perizie tecniche sulle condizioni del cavalcavia. Nei loro confronti la pm Laura Cameli ipotizza i reati di omicidio stradale, omicidio stradale colposo plurimo, lesioni personali stradali gravi o gravissime e lesioni personali colpose.
Le prime risposte dell‘autopsia eseguita su Alberto Rizzotto, l’autista 40enne del bus, escluderebbero chiare evidenze di un malore, incluse anomalie al cuore, ma la certezza arriverà nei prossimi giorni quando verranno completati ulteriori accertamenti.
Intanto migliorano le condizioni dei feriti. I pazienti ricoverati nelle strutture sanitarie del Veneto, sono scesi a nove. Cinque di loro si trovano in terapia intensiva, gli altri in reparti di chirurgia. Si tratta di otto adulti, incluse sei donne, e di una bambina. Cinque sono ucraini, due tedeschi e due spagnoli.
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