Mauro Bellugi, difensore divenuto celebre negli anni ’70 per le sue esperienze con le maglie di Inter, Bologna e Napoli, è morto all’età di 71 anni. Aveva anche indossato per 32 volte la maglia della Nazionale, partecipando ai Mondiali del 1974 (senza entrare in campo) e del 1978. Ammalatosi di Coronavirus, recentemente aveva subito l’amputazione di entrambe le gambe.
Una battaglia che ha commosso tutti
“Il Coronavirus ha aggravato una mia malattia del sangue preesistente. Io non ho voglia di morire“, era stata una delle ultime dichiarazioni di Bellugi. La sua forza d’animo aveva commosso il mondo dello sport e non solo. La sua positività risale al 4 novembre 2020, quando si rese necessario un suo ricovero in ospedale. Le sue condizioni da diverse settimane si erano però seriamente aggravate. Tanto da richiedere un ricovero d’urgenza, come spiegato da ‘SportMediaset’.
Proprio quest’ultima emittente era riuscita a intervistarlo un’ultima volta in queste difficilissime settimane. E Mauro Bellugi, da molti anni volto noto anche della televisione, aveva provato a scherzare come da sua abitudine. “Io scherzo su tutto – ricordò –. Quello che è successo a me, è successo. Le cose succedono, che devi fare? Diceva un saggio: se la cosa è irrisolvibile, perché preoccuparsi? Io grazie a Dio non mi preoccupo, l’ho risolta per il momento e la voglio risolvere fino in fondo“.
La questione era però apparsa già estremamente drammatica. E lo stesso Bellugi non ci girò intorno: “Avevo le gambe nere fino all’inguine, all’improvviso la cancrena mi aveva preso tutto. I medici mi dissero che avevo un’ora per decidere, se volevo vivere dovevano tagliare. Risposi subito che volevo vivere. Di morire non avevo voglia“.
La vita di Mauro Bellugi, interista in campo e in tv
Mauro Bellugi, toscano di Buonconvento, di fatto è da considerare milanese di adozione. Nato il 7 febbraio 1950 in provincia di Siena, aveva appena 17 anni quando si trasferì all’ombra della Madonnina per iniziare la sua avventura all’Inter. Esordì non ancora ventenne, conquistando nel 1970-’71 il primo e unico scudetto della sua carriera. Dopo sole cinque stagioni, ne trascorse altrettante al Bologna per poi chiudere con due campionati con Napoli e Pistoiese, per una carriera tutta in Serie A.
Nonostante la lunga militanza in Emilia, però, rimase per sempre legato ai colori nerazzurri. Dagli anni ’90, infatti, divenne una presenza abituale nei salotti televisivi delle emittenti locali lombarde. Sempre nel ruolo dell’opinionista chiamato a sostenere la sua Inter. E, amarissima fatalità, suo collega e rivale a tinte bianconere era con grande frequenza Pietro Anastasi. A sua volta scomparso poco più di un anno fa.