Lo scorso aprile, la 22enne Malika Chalhy è stata cacciata di casa dai genitori e dal fratello dopo aver fatto coming out. Il caso ha avuto un’ampia risonanza mediatica, grazie anche a personaggi vicini alla comunità Lgbt (come Fedez), e ha portato a una gara di solidarietà.
Nel giro di poche settimane sono nate due raccolte fondi: la prima, gestita dalla cugina Yasmine Atil, ha raccolto ben 140mila euro. La seconda è stata aperta da Carlo Tumino, che gestisce il blog “Papà per scelta”, e ha ottenuto 11.500 euro. Questi fondi sono stati donati direttamente a Malika, con l’obiettivo di aiutarla a rifarsi una vita lontana dai genitori, che, come ha raccontato il fratello a “Le Iene”, hanno fatto domanda per disconoscerla. La vicenda sembrava arrivata a un “lieto fine”, ma negli ultimi giorni è scoppiata una polemica che ha riportato il caso alla ribalta.
Il pomo della discordia è rappresentato dalla scelta di Malika di usare parte delle donazioni per acquistare una Mercedes. La giovane è stata vista per la prima volta alla guida dell’auto pochi giorni fa, in una foto pubblicata su Instagram da Gaia Zorzi. In un primo momento ha negato di aver acquistato la vettura, dichiarando che in realtà era dei genitori di Camilla, la sua compagna. La verità, però, è venuta a galla e sui social è scoppiata una vera e propria bufera.
Molti utenti si sono sentiti presi in giro dalla scelta di Malika e hanno espresso rabbia e preoccupazione per l’uso dei soldi donati. Le raccolte fondi, infatti, erano state avviate per consentire alla 22enne di pagare lo psicologo e le spese legali e per ricostruirsi una vita lontano dai genitori. L’acquisto di un’automobile non era certo uno scenario così impronosticabile ma viste le circostanze in pochi si aspettavano che la scelta sarebbe ricaduta su un modello costoso.
Leggendo i post associati all’hashtag #Malika si può intuire senza troppi problemi che la rabbia di molti utenti sia legata soprattutto alla scarsa trasparenza sull’utilizzo dei soldi donati. Nelle scorse settimane Malika aveva dichiarato che una parte dei fondi sarebbero stati devoluti in beneficienza, ma finora ciò non è avvenuto. Durante un’intervista con la giornalista Selvaggia Lucarelli, pubblicata su The Post Internazionale, la 22enne e la sua agente/portavoce hanno parlato della scelta di fondare un’associazione per le vittime delle discriminazioni assieme a Laura Boldrini. La deputata del Partito Democratico ha però smentito questa dichiarazione.
“Rispetto a quanto dichiarato nell’intervista da Roberta e Malika tengo a precisare che mai è stata discussa con me o con alcun collaboratore o alcuna collaboratrice del mio staff l’ipotesi di costituire una associazione per le vittime di discriminazione tanto meno di una raccolta fondi. Si tratta perciò di una vera e propria fake news. Il mio nome quindi viene tirato in ballo in maniera totalmente impropria in questa intervista. Per altro non ho contatti né conosco la persona indicata come Roberta nella intervista. Ho contattato Malika, come ho dato pubblica notizia, perché colpita dalla sua storia e per esprimerle la mia vicinanza”, ha spiegato Boldrini a Tpi.
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