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Oltre un centinaio di agenti della Polizia di Stato appartenenti alle Squadre Mobili di Trapani e Palermo, coordinati e supportati dal Servizio Centrale Operativo, stanno eseguendo 13 provvedimenti di fermo emessi dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo nei confronti di presunti appartenenti a Cosa Nostra. Alcuni di loro sembrerebbero essere particolarmente vicini al boss latitante Matteo Messina Denaro.
L’operazione e i reati contestati
Nei confronti dei venti indagati sono in corso perquisizioni con l’ausilio di unità cinofile e apparecchiature speciali per la ricerca di armi. Tra gli indagati figura anche il sindaco di un importante comune del Trapanese (per lui le accuse di corruzione elettorale ed estorsione) oltre che alcuni imprenditori locali. Questi ultimi includono un dirigente di un’azienda pubblica di Trapani, anche presidente di una nota cantina sociale.
Tra i reati contestati si registrano quelli di associazione mafiosa, estorsione, incendio, furto, favoreggiamento personale e corruzione elettorale, aggravati dal metodo mafioso. A prendere parte all’operazione antimafia della polizia figurano centinaia di agenti delle squadre mobili di Palermo e Trapani, supportati da quelli del Servizio Centrale Operativo. Nella rete diversi nomi di spicco che reggono il “sistema” di Matteo Messina Denaro, di fatto erede di Totò Riina.
Mafia: chi sono gli arrestati
Il sindaco per cui è stato emesso un avviso di garanzia è Antonino Accardo, primo cittadino di Calatafimi. Aveva vinto le elezioni l’anno scorso con 1900 preferenze, ma le intercettazioni evidenzierebbero conversazioni sospette, da cui l’accusa di corruzione elettorale. In manette invece Nicolò Pidone, nuovo capo della famiglia che governa la mafia nel territorio di Alcamo.
Anche Pidone, secondo quanto affermato dalle forze dell’ordine, era noto nella zona per utilizzare il “metodo” di Matteo Messina Denaro. La mafia era infatti utilizzata come strumento di mediazione e affari. “Abbiamo disarticolato un’organizzazione mafiosa potente e stabile sul territorio, che operava anche in ambito politico-amministrativo ed economico-imprenditoriale“, ha dichiarato il prefetto Francesco Messina, direttore centrale anticrimine della Polizia di Stato.