La Squadra Mobile di Milano, coordinata dal pm Leonardo Lesti e dall’aggiunto Laura Pedio, questa mattina ha arrestato otto persone coinvolte a vario titolo in un’inchiesta sul traffico internazionale di droga sull’asse Italia-Marocco-Spagna-Sudamerica. Fra questi c’è anche Luca Lucci, 40 anni, capo ultrà della Curva Sud del Milan, finito in carcere su ordine del gip Fabrizio Filice.
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L’indagine, che non riguarda gli ambienti del tifo organizzato, è partita dal tentato omicidio di Enzo Anghinelli, ferito da un colpo di pistola alla testa il 12 aprile 2019 in un agguato in via Cadore a Milano. Stando a quanto emerso dall’inchiesta, i presunti narcos avrebbero gestito l’importazione di circa 100 kg al mese (per sei mesi) fra marijuana e hashish, oltre a un carico occasionale di cocaina dal Brasile, utilizzando dei telefoni criptati.
Un sistema solido, secondo gli indagati, che nelle intercettazioni agli atti definivano Lucci “inattaccabile”. Invece, a tradirli sarebbero stati proprio i loro criptofonini. Nell’aprile 2020 la magistratura francese e quella olandese sono infatti riuscite a sequestrare il server che criptava le comunicazioni. Grazie alla collaborazione fra polizie europee, infine, sono emersi i messaggi che hanno portato al coinvolgimento dell’ultrà milanista.
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Ma chi è Luca Lucci? Il capo della Sud era diventato noto il 16 dicembre 2018 perché ritratto in una foto assieme all’allora ministro dell’Interno ed ex vicepremier, Matteo Salvini, notoriamente tifoso milanista. I due si scambiarono una stretta di mano a favore di fotografi in occasione della festa per i 50 anni della curva rossonera.
Lo scatto suscitò forti polemiche, anche sul piano politico, che portarono il leader leghista a prendere le distanze da Lucci, già coinvolto in diverse inchieste negli ultimi anni. Già in manette per droga, Lucci era anche stato condannato per aver sferrato un pugno nel derby Milan-Inter del 15 febbraio 2019 contro un tifoso interista, Virgilio Motta, che come conseguenza perse un occhio.
Sulla base dei suoi precedenti penali, nel luglio 2020, la Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano aveva inoltre stabilito la pericolosità sociale del tifoso. I giudici stabilirono inoltre il divieto per Lucci di entrare nei comuni di Milano e Sesto San Giovanni; oltre all’obbligo di mantenersi ad almeno tre chilometri di distanza dagli stadi di tutta Italia.
Nel disporne la sorveglianza speciale per tre anni, il Tribunale gli aveva infine confiscato beni per un milione di euro. Fra questi anche un ramo aziendale del Clan 1899, noto locale di Sesto e ritrovo degli ultrà rossoneri. Secondo gli inquirenti, sarebbe infatti stata la base operativa per la gestione dei traffici di droga. Lucci, scrivevano i giudici Roia-Tallarida-Pontani, è “capo carismatico e indiscusso della tifoseria ultras; riconosciuto e investito come tale da un altro leader storico come Capelli”, detto il Barone.
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