L’Italia ha le carceri più sovraffollate di tutta l’Unione Europea

All’interno dell’Unione Europea le carceri italiane sono quelle che sono le più sovraffollate. Questo è quanto indicano i dati contenuti nel rapporto del Consiglio d’Europa ‘Space’; un rapporto che, come tutti gli anni, fotografa la situazione dei sistemi penitenziari nei paesi membri dell’organizzazione paneuropea. Alla fine del gennaio 2020 in Italia c’erano 120 detenuti per ogni 100 posti.

Già nello scorso novembre era scattato l’allarme da parte di Stefano Anastasia, che è il Garante dei diritti dei detenuti per le Regioni Lazio e Umbria. All’epoca la situazione critica nelle carceri italiane riguardava il fatto che ci fosse stato un aumento del 600% di soggetti contagiati in quelle ultime due settimane, come confermavano i dati che l’Osapp, l’Organizzazione sindacale autonoma della Polizia penitenziaria, aveva reso noti attraverso una lettera direttamente inviata all’allora ministro della Giustizia Alfonso Bonafede.

La situazione delle carceri negli altri Paesi

C’è però altrettanto da dire che il nostro Paese non è l’unico all’interno dell’Unione Europea ad avere il problema delle carceri sovraffollate. A livello Ue, nello stesso periodo, in Belgio c’erano infatti 117 detenuti per ogni 100 posti, in Francia e Cipro 116, in Ungheria e Romania 113, in Grecia e Slovenia 109. Per quanto riguarda il continente europeo, il record negativo spetta comunque alla Turchia, con 127 carcerati per ogni 100 posti. Secondo i dati, all’interno del Paese della penisola anatolica ci sono in media 11 detenuti per ogni cella, mentre in Italia questa media è del 1,9.

Secondo Marcelo Aebi, che è professore responsabile per il rapporto Space, se si osservano i trend della popolazione carceraria in Italia dal 2000, il Paese sembra avere due strade possibili per riuscire a risolvere la questione del sovraffollamento. La prima è quella di “ridurre la durata delle pene”, e la seconda riguarda invece quella “di costruire più prigioni”. Anche perché, afferma Aebi, “le amnistie, come quella del 2006, non risolvono il problema”.

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