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Circa 500 lavoratori della Leonardo, provenienti dai vari stabilimenti presenti nel Paese, sono scesi in piazza a Roma per manifestare contro la cassa integrazione; Fiom e Uilm si rivolgono “all’azienda ma anche al Governo”, con lo sciopero in tutto il gruppo Leonardo. “Non si capisce quale è la linea generale. Del PNRR non sappiamo nulla; non c’è un piano industriale. Chiediamo chiarezza su investimenti e prospettive. Leonardo è un asset strategico del nostro Paese”, sottolinea la leader della Fiom, Francesca Re David, prima degli interventi previsti da un piccolo palco fronte alla sede di Leonardo. “Ci troviamo in una condizione molto complicata: la causa scatenante è stata l’avvio della procedura di cassa integrazione per le areostrutture, il che vuol dire per il Mezzogiorno perché gli stabilimenti sono tutti al Sud”, ha sottolineato Re David.
Oltre alla Fiom, nella protesta contro il gruppo Leonardo, c’è anche la Uilm. Il segretario generale, Rocco Palombella, allarga il perimetro del problema. “L’aeronautica civile soffre a causa di mancate scelte industriali, non solo per la pandemia. Non possiamo accettare il disinteresse del governo. A questo si aggiunge la mancanza di una visione da parte di un gruppo che, per fare cassa, prima ha venduto Breda e Sts ai giapponesi di Hitachi, oltre ad Ansaldo Energia, ora ha messo sul mercato asset come Bu sistemi di difesa (ex Oto Melara e Wass, 1.500 dipendenti circa tra La Spezia, Brescia, Livorno e Pozzuoli ndr) e la parte dell’Automazione“.
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