Stanno circolando sul web teorie che vorrebbero che l’omicida di Giulia Cecchettin in realtà non sia mai esistito. Ecco di che cosa si tratta
L’omicidio di Giulia Cecchettin ha scosso l’Italia e suscitato una forte risposta mediatica. Questa tragedia ha anche dato adito a una serie di teorie complottiste, che puntualmente emergono in casi di alto profilo. Le teorie cospirative, nate spesso per alimentare confusione e disinformazione, si sono concentrate su vari aspetti del caso Cecchettin, in particolare negando l’esistenza dell’assassino Filippo Turetta. Tra i principali promotori di queste teorie c’è Cesare Sacchetti, figura nota in Italia per il suo blog “La Cruna dell’Ago”.
Il tentativo di Sacchetti e di altri di negare l’esistenza di Turetta si basa su una presunta incongruenza delle immagini del reo confesso. “Alla fine Turetta vince la sua ‘timidezza’ che dura da quasi un anno e si presenta in tribunale,” scrive Sacchetti in un tweet, “Il problema è che sembra molto diverso dal Turetta di Quartogrado, che ci hanno mostrato un mese fa, e da quello ‘originario’ con i nei e con un volto diverso dagli altri due”. Sacchetti sottolinea come i tratti somatici di Turetta sembrino cambiati, alimentando l’idea che si tratti di una “continua evoluzione” e che Turetta “non sia mai uguale a sé stesso”.
Secondo Sacchetti, il volto di Turetta nella recente udienza mostrerebbe differenze rispetto alla sua foto con la divisa da pallavolo. Tuttavia, un’analisi delle stesse immagini usate dal complottista evidenzia chiaramente che i tratti somatici, come il neo sul mento e la forma del naso, sono assolutamente compatibili. Nonostante le smentite puntuali dei fact-checker, l’idea è riuscita a trovare terreno fertile tra coloro che seguono queste narrazioni alternative.
Un altro dettaglio importante è l’uso di immagini modificate per sostenere queste teorie: alcuni complottisti sono arrivati persino a creare immagini false tramite intelligenza artificiale o tool online per cercare di dimostrare che Turetta sia una figura fittizia. Quando questi contenuti sono stati smentiti dai fact-checker, i teorici del complotto hanno continuato a spostare il focus sulle presunte differenze fisiche di Turetta tra le varie apparizioni pubbliche.
Sacchetti, inoltre, ha utilizzato il suo canale Telegram, dove conta oltre 63 mila iscritti, per diffondere ulteriormente le sue teorie. In uno dei suoi post ha affermato: “Il Turetta comparso oggi ha gli occhi chiari mentre quello ritratto con la maglietta a calcio ha gli occhi scuri. Tra l’altro, è lapalissiano che sono due persone diverse. Davvero pensano di uscirne così?”. I follower hanno accolto queste affermazioni senza riserve, rinforzando la narrativa complottista. Questo comportamento è emblematico di un problema diffuso, in cui le fake news si propagano grazie a una rete di utenti che, spinti da diffidenza e mancanza di fiducia nelle istituzioni, scelgono di credere a spiegazioni alternative anche se prive di fondamento.
La vicenda ha ricordato anche il caso Valeria Solesin, uccisa negli attentati di Parigi del 2015, quando i complottisti negarono l’esistenza della vittima stessa, sostenendo che le immagini della giovane fossero in realtà foto di una donna viva e residente in Russia. La tragedia di Solesin divenne quindi, per questi gruppi, terreno per alimentare teorie che negavano addirittura gli attacchi di Parigi, dando vita a un’ondata di fake news.
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