Il Centro faunistico della Provincia Autonoma di Trento “Casteller” è nato come un ospedale per animali selvatici. Si tratta di una zona riqualificata e rinaturalizzata appositamente negli anni Sessanta. Lo scopo è accogliere per un breve periodo gli esemplari feriti e non più autonomi, per poi liberarli una volta guariti e in grado di tornare allo stato selvatico.
Gli animali che vengono giudicati non più idonei al ritorno in libertà rimangono nei recinti. Al momento i recinti sono tre e in uno di questi si trova l’orso M49, conosciuto anche come Papillon, che dopo la cattura nel 2019 perché considerato pericoloso, era rimasto al centro delle cronache per due tentativi di fuga (le pareti della gabbia sono di quattro metri, dotate di fili elettrificati). Con l’arrivo di Jj4 il centro faunistico è stato segnalato come un luogo “a rischio”.
L’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) ha presentato alla Procura della Repubblica di Trento un’istanza di sequestro preventivo del Centro faunistico della Provincia Autonoma di Trento “Casteller”. Il Centro è stato definito non idoneo a ospitare gli orsi attualmente detenuti, e gli altri che si prevede di catturare. Il presidente dell’associazione, Massimo Comparotto, ha spiegato che la loro richiesta vuole scongiurare l’ipotesi di ulteriori catture e reclusioni di plantigradi, date le ordinanze di captivazione permanente emanate dal presidente della Pat l’11 e il 27 agosto scorso. L’Oipa chiede anche la liberazione di tre orsi, attualmente rinchiusi in gabbie di pochi metri quadrati.
L’istanza dell’associazione si basa su dettagli emersi grazie alla relazione della delegazione che attestano che la struttura è in grado di garantire il benessere degli animali tenuti nel centro, in particolare si parla di M49, M57 e DJ3 (quest’ultima detenuta da 9 anni). L’istanza di sequestro si aggiunge all’esposto per maltrattamento già depositato per l’orso M49 che, a seguito dei risultati del sopralluogo degli esperti inviati dal Ministero, è stato integrato da una denuncia querela a tutela anche degli altri due orsi.
Lo scorso 23 aprile alcune associazioni animaliste hanno portato avanti la campagna “StopCasteller” attraverso delle manifestazioni di protesta. In seguito a questi eventi, la vigilanza esterna e interna del Casteller è stata rafforzata dalle forze dell’ordine e della forestale. Raffaele De Col, capo della Protezione civile, ha affermato: “Un orso non è un gatto domestico e questo esemplare deve essere custodito perché particolarmente aggressivo. Al momento, siamo gli unici in Italia a disporre di una struttura con recinti in grado di poter accogliere questi animali. Certo non possiamo fare del centro del Casteller un carcere per orsi, e i tre recinti a disposizione, anche in vista del programma di riduzione degli esemplari, sono insufficienti”.
Gli attivisti continuano a protestare denunciando la situazione degli animali rinchiusi nella struttura: gabbie piccole di cemento e anguste in cui gli orsi vengono rimpinzati di farmaci e tranquillanti. Quest’area non può essere considerata una sistemazione né momentanea né permanente per un animale come l’orso, in quanto incompatibile col suo benessere.
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