Stefania Nobile e Davide Lacerenza, proprietario della Gintoneria a Milano, sono stati arrestati per un giro di prostituzione e spaccio di droga. Le indagini, coordinate dalla Procura, rivelano un giro di guadagni illeciti. Sequestrati 900 mila euro
Stefania Nobile, figlia di Wanna Marchi, e il suo ex compagno Davide Lacerenza, noto per la sua Gintoneria a Milano, sono stati recentemente arrestati dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza. Questo arresto segna la conclusione di un’inchiesta complessa che ha svelato un giro di prostituzione e spaccio di sostanze stupefacenti all’interno di un locale frequentato da una clientela abbiente. Le indagini, coordinate dalla Procura, hanno messo in luce un’attività illecita che ha generato guadagni considerevoli, rivelando un lato oscuro della vita notturna milanese.
Le accuse e le indagini
Il provvedimento di custodia cautelare è stato emesso dalla giudice per le indagini preliminari Alessandra Di Fazio, su richiesta della pubblica accusa, rappresentata dalla pm Francesca Crupi e dalla procuratrice aggiunta Bruna Albertini. Le accuse nei confronti di Nobile, Lacerenza e di un loro collaboratore, Davide Ariganello, comprendono:
- Autoriciclaggio
- Favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione
- Detenzione e spaccio di droghe
La Gintoneria, situata in via Napo Torriani, è stata sottoposta a sequestro. Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, il locale non solo serviva bevande di alta qualità e piatti gourmet, ma offriva anche sostanze stupefacenti e prestazioni sessuali da parte di escort. Queste attività illecite avrebbero generato profitti che venivano poi riciclati attraverso l’attività commerciale, creando un’operazione di auto-riciclaggio di oltre 900 mila euro. Il sequestro delle Fiamme Gialle rappresenta un passo significativo per fermare questo circolo vizioso.
Un passato turbolento
Le indagini sono scaturite da segnalazioni di operazioni sospette, accendendo un campanello d’allarme riguardo a possibili attività di riciclaggio. Per Stefania Nobile e il suo ex compagno, questa non è la prima volta al centro di un’inchiesta. Nel 2009, Wanna Marchi e sua figlia furono condannate a più di nove anni di carcere per associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata. Le accuse riguardavano un sistema di raggiri legati alla vendita di finti numeri del lotto e soluzioni miracolose per la perdita di peso, che hanno rovinato economicamente molte famiglie.
Le vittime di questa truffa hanno ricevuto un risarcimento complessivo di circa 2,3 milioni di euro, testimonianza del danno subito e della gravità delle azioni perpetrate. La vicenda di Stefania Nobile e dei suoi complici solleva interrogativi non solo sulla legalità delle loro attività, ma anche sulla moralità di un settore, quello della vita notturna, che spesso si nasconde dietro a un’apparenza glamour.
Le autorità stanno ora valutando l’estensione di questa rete di sfruttamento e le eventuali connessioni con altri ambienti del crimine organizzato, rivelando un fenomeno che potrebbe essere molto più vasto di quanto inizialmente ipotizzato. È evidente che la storia di Wanna Marchi si ripete, ma con un nuovo e inquietante capitolo, che mette in discussione non solo la sicurezza delle persone coinvolte, ma anche il tessuto sociale di una città come Milano. La vita notturna, che dovrebbe essere sinonimo di divertimento e svago, si rivela così un terreno fertile per attività criminose, dove il confine tra legalità e illegalità è spesso sottile e sfuggente.