Israele ha espanso le proprie operazioni dal nord al sud della Striscia di Gaza. Si è lasciato alle spalle però un reticolo sotterraneo di tunnel di 500 chilometri. Qui si nascondono ancora moltissimi miliziani di Hamas e forse anche alcuni dei 174 ostaggi catturati il 7 ottobre scorso, durante gli attacchi del gruppo terrorista su territorio israeliano. L’IDF, le forze di difesa israeliane, quindi hanno elaborato un nuovo piano: allagare i tunnel di Hamas, ma ci sono dei problemi.
La tregua tra Israele e Hamas è durata solo alcuni giorni. L’accordo per il rilascio di 10 ostaggi al giorno ha retto per una settimana, con la liberazione di 10 ostaggi israeliani ogni 24 ore, ma al 1 dicembre la guerra è ricominciata. Con il nord della Striscia di Gaza e la città di Gaza stessa ormai isolati e per la maggior parte sotto il controllo dell’esercito israeliano, l’IDF si prepara a invadere anche la parte meridionale.
Gli obiettivi dichiarati rimangono gli stessi: la liberazione degli ostaggi israeliani catturati durante i raid del 7 ottobre scorso e la smilitarizzazione della Striscia di Gaza tramite l’eradicazione di Hamas. Il governo israeliano ha rassicurato gli abitanti delle città a sud della Striscia, che le operazioni non saranno intense come quelle che hanno caratterizzato li nord.
Al momento si calcola che dall’inizio del conflitto i morti palestinesi potrebbero essere attorno ai 16.000. I dati provengono però soprattutto dal ministero della Sanità di Gaza, che è sotto il controllo di Hamas e che non permette a nessuna entità indipendente di controllarli. Sempre secondo il gruppo terroristico, il 70% dei deceduti sarebbero donne o bambini.
Il rapporto tra miliziani e civili uccisi che Israele riporta è invece di 2 civili per ogni combattente, quindi leggermente superiore a quello diffuso da Hamas. L’IDF ha perso 400 soldati dall’inizio dell’invasione di terra, mentre 1.200 persone sono morte negli attacchi del 7 ottobre e 174 sono ancora ostaggi di Hamas.
Il problema principale per l’avanzata di Israele dentro Gaza è rappresentato dai tunnel che sono stati costruiti nel corso di questi anni sotto la città Una rete che ammonterebbe a circa 500 chilometri, poco più della distanza tra Milano e Roma in linea d’aria. Dentro si nascondono soldati di Hamas, depositi di cibo, carburante, munizioni e armi, ma soprattutto, con ogni probabilità, i 174 ostaggi rimasti nella Striscia.
Esplorare l’interezza del reticolato di tunnel è impossibile, quindi l’esercito israeliano sta pensando di inondarli con l’acqua di mare. Non è la prima volta che viene tentata una manovra simile a Gaza. L’Egitto aveva organizzato un’operazione del tutto similare per chiudere i valichi che passavano sotto il confine con la Striscia.
Anche in quel caso però, si erano immediatamente notati dei problemi. Molti agricoltori della zona avevano lamentato una contaminazione del terreno. Una cosa simile potrebbe succedere con l’allagamento dei tunnel di Hamas. Inoltre il contenuto dei tunnel potrebbe esso stesso contenere materiale contaminato. Inoltre potrebbe essere compromessa la grande faglia acquifera di Gaza, già in condizioni non ottimali, che fornisce acqua a molti abitanti.
Pur essendo quindi una manovra praticabile, l’allagamento dei tunnel di Hamas da parte di Israele potrebbe anche causare gravi danni al territorio di Gaza. La guerra continua con morti da entrambe le parti, e non sembra vicina una soluzione.
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