Inter, 30 mila in piazza. La polemica: “Perché non hanno chiuso Milano?”

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La notizia del giorno, fronte sportivo, diventa la notizia del giorno dopo fronte cronaca. Stiamo parlando dello scudetto vinto aritmeticamente domenica pomeriggio dall’Inter, che nemmeno era in campo (aveva battuto il Crotone nel precedente sabato). Questo non ha impedito a un oceano di tifosi di irrompere in piazza Duomo (così come altre centralissime zone di Milano) per celebrare la conquista del campionato di Serie A. Con le infinite polemiche che da allora non si sono ancora placate.

Tifosi Inter in piazza: la severità di Locatelli del Cts

Tra i primi a dire la sua spicca Massimo Moratti. Lo storico presidente dell’Inter ha di fatto attribuito le colpe alle autorità piuttosto che al popolo nerazzurro (“Non giustifico i tifosi, loro sono trasportati dalla passione. Ma c’è stata poca organizzazione da parte di chi doveva evitarlo“). In tanti, però, la pensano diversamente. A partire da chi è in prima linea da quasi un anno e mezzo per contrastare l’emergenza Coronavirus.

Particolarmente severo con i tifosi dell’Inter è il presidente del Consiglio Superiore di Sanità e coordinatore del Comitato tecnico scientifico, Franco Locatelli. “La gioia è comprensibile. Però credo che su di essa debba prevalere il senso di responsabilità, 121 mila morti devono averci insegnato qualcosa. Onorare la loro morte vuol dire evitare assembramenti. E ogni occasione di assembramento è da evitare, inclusi i festeggiamenti dei tifosi della squadra di calcio che ha vinto il campionato“, ha dichiarato a ‘Sky TG24’.

Milano chiusa? Il prefetto spiega perché non è successo

Un commento sui troppi sostenitori dell’Inter in piazza per festeggiare arriva anche dal presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana. “Era probabile che eventi del genere si potessero verificare. L’importante è che non si verifichino più. Bisogna chiedere alle persone il rispetto delle misure di sicurezza. Mi auguro e spero – ha spiegato il governatore – che non aumentino i contagi. Ma questo lo potremo dire tra due settimane. Speriamo che situazioni di questo tipo non generino conseguenze, perché onestamente rischiano di essere un po’ pericolose“.

La domanda che in tanti si sono posti, però, è stata: ma conoscendo le abitudini dei tifosi, dell’Inter o meno, perché a Milano non si è deciso di chiudere le piazze più importanti o disporre forze dell’ordine per impedirvi l’accesso? Proprio a questo quesito risponde il prefetto della città, Renato Saccone, tramite una nota. “Abbiamo valutato – vi si legge – che chiudere piazza Duomo, spazio urbano ampio e con numerose vie di esodo, sarebbe stato inevitabilmente occasione di ancora più densi e rischiosi assembramenti, sotto ogni profilo. Di fronte a trentamila tifosi esultanti, circa diecimila nel picco in piazza Duomo, non si usano idranti. Né ha senso transennare una città. Si opera per evitare incidenti di qualsiasi natura, che non ci sono stati, per ridurre nei tempi le manifestazioni di festa. Con il rispetto del ‘coprifuoco’, per salvaguardare le tante attività commerciali e della ristorazione e il diffuso passeggio domenicale di un pomeriggio primaverile in zona gialla. Così come è stato“.

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