Il prorogarsi della pandemia da Covid-19 sta creando non pochi problemi nel mondo del lavoro. In questi ultimi giorni non è solo il tema del Green pass a muovere le polemiche. Infatti, i lavoratori dovranno fare i conti anche con il taglio dei fondi per la tutela di coloro che si ritrovano a casa in quarantena a seguito di un contatto con un positivo al virus.
L’Inps, lo scorso 6 agosto, ha pubblicato un messaggio in cui ha confermato che l’indenittà previdenziale di malattia in caso di quarantenna procederà al definitivo riconoscimento degli importi dovuti per il 2020. Tuttavia, come si legge nel messaggio, il legislatore non ha stanziato nuove risorse per il 2021. Quindi, l’indennità non potrà essere erogata anche per i periodi di quarantena avvenuti nell’anno in corso. Questo, in sostanza, vuol dire che l’Inps non considera più in malattia chi è costretto alla quarantena a seguito di un contatto con un positivo al Coronavirus.
Ai lavoratori dipendenti in quarantena a causa del Covid, quindi, sarà dovuta un’indennità per malattia pari al 50% della retribuzione media giornaliera, essendo che il periodo di isolamento forzato può prolungarsi fino a 14 giorni. A conti fatti, quindi, i lavoratori a causa del mancato stanziamento delle risorse per il 2021 potrebbero perdere fino alla metà del loro stipendio.
A giugno 2020 l’Inps ha fatto chiarezza sul tema. Ha infatti spiegato che la quarantena è stata equiparata alla malattia. L’Istituto nazionale di previdenza sociale, però, a ottobre 2020 ha ulteriormente chiarito la situazione. Infatti, la pandemia ha reso necessario riorganizzare le attività lavorative, promuovendo il lavoro agile. Questo ha consentito alle aziende di assicurare la continuità della loro attività lavorativa e ridurre, allo stesso tempo, i rischi di trasmissione del virus.
La quarantena precauzionale, quindi, secondo quanto riportato dall’INPS “non configura un’incapacità temporanea al lavoro per una patologia in fase acuta tale da impedire in assoluto lo svolgimento dell’attività lavorativa“. Il periodo di isolamente, quindi, non impedisce totalmente al dipendente di lavorare e quindi non può essere equiparato alla malattia.
Questo, in poche parole, significa che se il lavoratore in quarantena è in grado di svolgere le proprie mansioni in smart working, poiché le sue condizioni di salute lo consentono, non può richiedere la malattia, perché non è prevista. Discorso diverso per chi, in quarantena, è impossibilitato a portare avanti le sue attività. “Il lavoratore è temporaneamente incapace al lavoro, con diritto ad accedere alla corrispondente prestazione previdenziale, compensativa della perdita di guadagno“.
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