Nonostante gli eventi di cronaca attuali, le aggressioni in Australia restano molto rare anche per merito National Firearms Agreement
A pochi giorni di distanza dalla strage al Bondi Junction Westfield, il grande centro commerciale di sei piani che si trova alla periferia si Sidney, dove un uomo di quaranta’anni malato di mente ha accoltellato a morte sei persone e ferito allo stomaco un bambino di nove mesi, il tema “sicurezza” è diventato molto caldo in tutta l’Australia.
Il fatto che questa violenza immotivata non abbia moventi terroristici, non basta per calmare le acque. Molti australiani si chiedono se ci sia o meno un problema di sicurezza, ma il ridotto numero di aggressioni con arma da fuoco, dovrebbe essere d’aiuto per ridimensionare la portata del problema.
Il 28 aprile 1996, Martin Bryant, giovane di 28 anni, aprì il fuoco in un ristorante di Port Arthur in Tasmania e uccise in 90 secondi venti persone, per poi uscire ed ucciderne altre 15, per un totale di 35 morti e 23 feriti.
Questo evento ha sancito la nascita di un nuovo accordo nazionale australiano sulle armi da fuoco chiamato National Firearms Agreement.
Questo insieme di leggi pensate per regolare in modo più rigoroso il possesso e l’utilizzo di armi da fuoco, prevede:
Queste misure hanno avuto un impatto significativo sulla riduzione degli omicidi e sugli incidenti con armi da fuoco in tutta l’Australia, tanto che il National Firearms Agreement viene ancora oggi considerato un esempio si successo della legge contro i crimini legati alle armi da fuoco, e dimostra come delle regole più strette possano provocare esiti più positivi dell’inasprimento delle pene.
L’ultimo rapporto nazionale sugli omicidi dell’Australian Institute of Criminology mostra che nel 2020 e nel 2021 coltelli e altri strumenti affilati sono stati utilizzati nel 38% degli omicidi, seguiti da armi da fuoco (11 %) e mani e piedi (9%).
Questo mostra come a tutti gli effetti il National Firearms Agreement continui ad agire efficacemente sulla vendita e l’utilizzo delle armi a fuoco, ma pone un dubbio: se il problema si stesse spostando in realtà sulle armi bianche?
Ma anche in quest’ottica l’Australia si sta mobilitando con nuove leggi e compagne mediatiche per ridurre il numero di giovani in possesso di coltelli e armi da taglio, ricorrendo a più restrizioni e controlli.
Il numero di omicidi e suicidi in Australia è tuttavia diminuito: tra il 1979 e il 2013, ci sono stati 76.870 morti totali per suicidio e 10.144 morti totali per omicidio. In più, secondo i più recenti dati OCSE, in Australia il tasso di omicidi è pari a 0,9, un tasso inferiore rispetto alla media OCSE, pari a 2,6.
In poche parole, pare che gli omicidi in generale siano diminuiti in Australia, e che la strage avvenuta recentemente sia un caso isolato, slegato da atti di terrorismo e non indicativo dello stato di criminalità e violenza presenti in Australia.
Le vie precauzionali messe in atto a partire dal 1996 continuano a dimostrarsi funzionali e nonostante l’aumento della presenza di armi bianche e del loro utilizzo per nuocere ad altre persone, si può affermare che complessivamente i livelli di sicurezza in Australia siano buoni, tanto che Canberra, capitale australiana, si trova al decimo posto della classifica delle città più sicure del mondo con un indice di criminalità pari a 20,18 e un indice di sicurezza di 79,82.
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