Questa giornata, istituita con legge nel 2004, ha l’obiettivo di mantenere viva la memoria delle vittime di una violenza che ha segnato profondamente il secondo dopoguerra
Il Giorno del Ricordo, celebrato il 10 febbraio, rappresenta un’importante occasione per riflettere su una delle pagine più dolorose della storia italiana: il dramma delle foibe e l’esodo delle popolazioni italiane dall’Istria, Fiume e Dalmazia. Questa giornata, istituita con legge nel 2004, ha l’obiettivo di mantenere viva la memoria delle vittime di una violenza che ha segnato profondamente il secondo dopoguerra. A distanza di anni, questa ferita continua a suscitare emozioni contrastanti e dibattiti.
L’8 febbraio, alla foiba di Basovizza, un significativo monumento dedicato alle vittime delle foibe, sono apparse tre scritte in lingua slava. Queste scritte, che esprimono un forte sentimento nazionalistico, hanno scatenato indignazione e indagini da parte della Digos.
Questo atto di vandalismo, avvenuto a soli due giorni dalla commemorazione ufficiale, evidenzia le tensioni ancora presenti nella memoria collettiva riguardo a questo argomento delicato.
Le foibe sono cavità naturali presenti nel terreno roccioso del Carso, tra il Friuli Venezia Giulia e le attuali Croazia e Slovenia. Al loro interno sono stati gettati i corpi di migliaia di italiani, uccisi dalle milizie partigiane jugoslave alla fine della Seconda Guerra Mondiale. La modalità di esecuzione era particolarmente crudele: i prigionieri venivano legati tra loro con un lungo filo di ferro stretto ai polsi, per poi venire schierati sugli argini delle foibe. Quando i soldati aprivano il fuoco, si assicuravano di colpire solo i primi tre o quattro della catena, i quali precipitavano verso il basso trascinando con loro le altre vittime, che si ritrovavano condannate a patire la fame e la sete per giorni sopra i cadaveri dei loro compagni prima dell’inevitabile morte.
Le radici di questa violenza affondano negli eventi della guerra e nelle vendette post-belliche. L’8 settembre 1943, giorno dell’armistizio tra l’Italia e gli Alleati, segnò un punto di svolta. I partigiani jugoslavi, guidati da Tito, iniziarono una violenta campagna di vendetta contro gli italiani, considerati nemici del popolo per il loro passato fascista. Questa repressione portò a una serie di esecuzioni e all’uso delle foibe come luogo di sepoltura per le vittime.
Prima del 2004, anno in cui il Parlamento approvò la legge Menia sull’istituzione del “Giorno del Ricordo”, la tragedia delle foibe era stata a lungo poco nota agli italiani. Per decenni sia i partiti centristi e cattolici che quelli di estrema sinistra avevano evitato di riportarla al centro dell’attenzione e solo in seguito al 1989, quando crollarono sia il muro di Berlino che il comunismo sovietico, la situazione iniziò a cambiare.
Il 3 novembre 1991, il presidente della Repubblica Francesco Cossiga si recò in pellegrinaggio alla foiba di Basovizza, dove chiese perdono per il lungo silenzio (durato quasi 50 anni). L’11 febbraio 1993 anche Oscar Luigi Scalfaro, che ricoprì il ruolo di Capo dello Stato dopo Cossiga, compì un gesto simile, rendendo omaggio ai Caduti davanti al sacrario di Basovizza. Nel 2005 la Rai trasmise la fiction “Il cuore nel pozzo”, incentrata proprio sui massacri delle Foibe.
In occasione del Giorno del Ricordo 2025, le vittime delle foibe e l’esodo dei Giuliani e dei Dalmati saranno ricordati alla presenza del capo dello Stato Sergio Mattarella durante una cerimonia Solenne al Quirinale, che inizierà alle 11:00. Alle 10:30, invece, si terrà una commemorazione davanti al Sacrario della Foiba di Basovizza, alla quale prenderà parte il ministro della Giustizia Carlo Nordio.
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