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L’Hotel Michelangelo di Milano, conosciuto ormai come il Covid Hotel, ha terminato l’esperienza di riconversione a struttura di assistenza sanitaria per le persone positive al coronavirus. Dopo l’apertura del 30 marzo sono passati circa cento giorni e sono state curate e assistite più di cinquecento persone. Tra loro anche Ericka, che ha vissuto reclusa nel Covid Hotel per più di settanta giorni: “Il 22 aprile ero stata dimessa dall’ospedale e mi hanno proposto questa soluzione – racconta la ragazza –. Abitando da sola, con la casa ancora da sistemare e non essendo autosufficiente per via della malattia, ho accettato. Pensavo di doverci rimanere solo qualche giorno e invece i giorni, alla fine, sono diventati settanta: sono uscita il 2 luglio“.
“Un periodo di sofferenza fisica e mentale”
Ericka ricorda con grande emozione un periodo così complesso della sua vita (“più di cento giorni in lockdown, compreso il periodo precedente in cui ero chiusa in casa”), e confessa di essere riuscita a tirare avanti grazie alla sua finestra, al sedicesimo piano dell’albergo a poche decine di metri dalla stazione Centrale del capoluogo lombardo. “Affacciarmi era l’unica cosa che mi teneva in vita – afferma -. Non volevo mai chiudere le tende perché la città era la mia unica compagnia. La gente crede che eravamo chiusi in camera solo in attesa del tampone, che l’unico problema fosse la ‘noia’: invece lottavamo ogni giorno per trovare le forze per mandare avanti la nostra vita, è stato un periodo di grande sofferenza fisica e mentale”.
“Cosa facevo durante la mia giornata? Dovevo comunque andare avanti in qualche modo – spiega Ericka -. Pratiche assicurative, pratiche mediche: il protrarsi della positività non mi permetteva di organizzarmi al meglio, però. Dovevo districarmi con mezzi virtuali, ma era molto faticoso. Facevo fatica anche soltanto a parlare“.
Ericka è tornata a casa: “Ancora tutto surreale”
Adesso, però, Ericka è tornata a casa. “Per me è ancora tutto surreale – dice -. Non riesco a credere a cosa sia successo, non riesco a credere di essere ancora qui: è stranissimo. Anche per questo provo gratitudine infinita per aver avuto questa opportunità, dopo essere stata in ospedale. Tante persone mi hanno curato qui, mostrando grande affetto. Mi rende tanto felice anche il fatto che non ci siano stati casi di positività fra le persone che mi hanno aiutato in questo albergo”.