Israele bombarda Rafah e prende il controllo del valico. L’Egitto interrompe l’attività del terminal e Hamas firma la proposta di tregua
Secondo quanto riportato da fonti palestinesi e citato da Ynet, veicoli blindati dell’Idf hanno attraversato la recinzione di confine nell’area di Kerem Shalom e stanno avanzando verso i quartieri esterni di Rafah. Le stesse fonti indicano che nella zona si verificano sporadicamente spari di carri armati e bombardamenti di artiglieria. L’Idf ha confermato di aver preso il controllo del valico di Rafah sul lato di Gaza.
Al Jazeera riferisce che tre persone sono state uccise in un attacco aereo israeliano contro un’abitazione della famiglia al-Darbi, situata a ovest della città di Rafah.
Queste vittime si aggiungono ad almeno altre 12 persone uccise in vari attacchi a Rafah nella notte, mentre l’esercito israeliano intensifica i bombardamenti nella città situata nel sud di Gaza.
Questa mattina, 7 maggio 2024, il controllo del lato di Gaza del valico di Rafah è stato assunto dalla 410esima Brigata israeliana e il valico, che collega Gaza all’Egitto, è stato isolato dalla principale arteria stradale di Salah a-Din, situata nella parte orientale della città di Rafah, a sua volta occupata dalla Brigata Givati nell’offensiva notturna.
I dati diffusi dall’Idf e riportati dai media indicano che circa 20 miliziani armati sono stati uccisi e sono stati scoperti tre importanti accessi ai tunnel.
Secondo fonti della fazione palestinese, riportate dai media arabi, l’accordo sulla tregua prevede tre fasi di sei settimane ciascuna con l’obiettivo del cessate il fuoco permanente, il ritiro completo dell’Idf dalla Striscia, il ritorno degli sfollati al nord e lo scambio di prigionieri, a cominciare dai civili israeliani, donne, bambini, anziani e malati.
Israele ritiene siano 33 gli ostaggi in questa categoria, definita “umanitaria”, e Hamas si è impegnato a rilasciarli, vivi o morti. Tra i detenuti palestinesi da liberare ci sarebbero, invece, anche 20 condannati all’ergastolo. Gli ultimi dettagli dovrebbero essere comunque discussi di nuovo martedì al Cairo.
Khalil al-Hayya, il vice di Yahya Sinwar, il capo di Hamas a Gaza, ha detto in un’intervista ad al Jazeera che Hamas “ha concordato un cessate il fuoco temporaneo nella prima fase dell’accordo”. “Ma all’inizio della seconda fase, che include il rilascio dei soldati israeliani in ostaggio, sarà annunciato – ha spiegato – un cessate il fuoco permanente”. I mediatori di Qatar e Egitto avrebbero promesso – prosegue nell’intervista – che “il presidente Biden sarebbe un garante che l’accordo venga messo in atto”.
Ma mentre a Rafah la notizia è stata accolta da urla di gioia e spari in aria, fonti israeliane – nel silenzio di Netanyahu – hanno fatto sapere che Israele sta ancora “verificando la proposta e le sue conseguenze”, così come gli Stati Uniti.
Pubblicamente però Israele, forse irritato dalla fuga in avanti dell’annuncio di Hamas, ha gelato gli entusiasmi: “Hamas non ha accettato. E’ il suo solito trucco”, ha detto il ministro dell’Economia, Nir Barkat, incontrando a Roma la stampa italiana e restando in contatto diretto con il suo governo.
Si tratta di “una proposta unilaterale senza coinvolgimento israeliano. Questa non è la bozza che abbiamo discusso con gli egiziani”, ha spiegato un alto funzionario israeliano al sito Ynet, aggiungendo che in questo modo Hamas mira a “presentare Israele come chi rifiuta” l’intesa.
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha invece invitato “tutti i Paesi occidentali a fare pressione su Israele affinché accetti”: “Siamo lieti che Hamas abbia annunciato di aver accettato il cessate il fuoco, su nostro suggerimento – ha sottolineato -. Ora lo stesso passo dovrebbe essere fatto da Israele”. Accordo o meno, lo Stato ebraico va avanti nei preparativi dell’operazione militare contro i battaglioni di Hamas a Rafah, un’azione che dovrebbe cominciare “in pochi giorni”, sostenuta dal via libera ai piani già preparati dall’Idf votato all’unanimità dal Gabinetto di guerra.
“Esaminiamo ogni risposta molto seriamente ed esauriamo ogni possibilità sui negoziati e il ritorno degli ostaggi alle loro case il più rapidamente possibile come compito centrale. Al tempo stesso continuiamo e continueremo ad operare nella Striscia”, ha chiarito il portavoce militare Daniel Hagari.
L’avvio dell’evacuazione dall’est della città verso l’area umanitaria indicata dall’Idf ad al-Mawasi sulla costa ha allertato l’intera comunità internazionale, che tenta di impedire che gli eventi precipitino del tutto. Prima di annunciare di aver accettato l’intesa per la tregua, anche Hamas ha denunciato “un’escalation”.
La zona dell’evacuazione – che l’esercito ha definito “temporanea, limitata e graduale” – comprende “ospedali da campo, tende e maggiori quantità di cibo, acqua, farmaci e forniture aggiuntive”.
L’Idf ha lanciato volantini in arabo, affiancati da sms, telefonate e avvisi sui media per spiegare i motivi dell’evacuazione e l’invito a lasciare l’area che sarà interessata dai combattimenti, quelle da evitare, come Gaza City e i passaggio a nord di Wadi, e anche il divieto di avvicinarsi alle recinzioni di sicurezza est e sud con Israele.
Qualcuno vede infatti nell’attacco di Hamas di domenica, proprio da Rafah verso il valico di Kerem Shalom, con 4 soldati morti, la ragione dell’accelerazione definitiva all’operazione militare. Israele ha risposto cominciando a lanciare raid aerei su alcune zone della città, in vista del blitz, provocando in uno di questi almeno 26 morti.
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