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Nel primo lunedì dopo l’entrata in vigore dell’obbligo di Green Pass nei luoghi di lavoro davanti a una farmacia di Roma si è formata una lunga fila per sottoporsi al tampone: “Non sono vaccinata – ha detto una signora -, considero il tampone più sicuro“. Un’altra signora ha aggiunto: “Sono in fila da 40 minuti, ho avvertito il mio datore di lavoro che farò ritardo“. Infine le parole di una infermiera addetta ai tamponi: “C’è un po’ di caos, soprattutto in apertura si concentrano persone che non sono prenotate e che ci supplicano di inserirle in lista. Per noi che non siamo abituati a gestire un flusso di prenotazioni simile è un po’ difficoltoso, però ci stiamo adattando“.
No Green Pass, manifestazione a Pisa, l’avvocato Bargagna: “È contro la Costituzione”
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Nel frattempo a Pisa, dov’è in visita Sergio Mattarella, un centinaio di attivisti contro il Green Pass si è riunito in piazza Martiri della Libertà. Hanno manifestato contro l’introduzione della certificazione nei luoghi di lavoro, in contrasto con le norme italiane ed europee.
L’avvocato Sabina Bargagna ha offerto il suo aiuto legale a quanti dovessero avere la sospensione dello stipendio perché sprovvisti della certificazione verde: “Il Green Pass non rispetta diverse norme, da quelle costituzionali a quelle del regolamento europeo. È un modo indiretto per introdurre la vaccinazione obbligatoria. Si sta in tutti modi scoraggiando attività alternative come il tampone perché il sistema delle farmacie è praticamente al collasso. Di illegittimità ce ne sono davvero molteplici. Se continuiamo a livello legale, presto anche i magistrati presto capiranno e ci permetteranno di fare breccia anche a livello giudiziario. Il consiglio ai lavoratori sprovvisti di Green Pass è quello di tornare a casa con una dichiarazione firmata dal datore di lavoro. Va pretesa per non avere una contestazione di assenza ingiustificata per altri motivi“, ha concluso.
Dipendenti non vaccinati relegati in un deposito tra escrementi di animali e rottami
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“La presente per ricordare ai Sigg. Dipendenti che l’accesso nella sede di Via XXXXX è consentito solo con il Green Pass da vaccino in corso di validità. Pertanto i lavoratori non provvisti di tale certificazione potranno accedere alla sede ubicata in Via YYYYY presentando Green Pass da tampone in corso di validità.”
Questa la comunicazione ufficiale di un’azienda del nord Italia con la quale, a ridosso dell’introduzione del Green Pass per tutto il personale del settore pubblico e privato, obbliga i lavoratori non vaccinati, ma regolarmente muniti di certificato verde da tampone, ad espletare le proprie mansioni non nei soliti uffici o nelle proprie aree di lavoro, ma bensì in un distaccamento nei pressi dell’edificio principale che, altro non è, che un deposito di materiale industriale e rottami con scrivanie improvvisate.
I dipendenti con il Green Pass da tampone saranno quindi obbligati a lavorare in una sorta di discarica tra escrementi di animali, come quelli trovati sopra ad alcune prese di corrente, nidi di vespe (presumibilmente) sulle pareti dei bagni, materiale meccanico e d’ufficio accatastato un po’ ovunque, pavimenti sporchi.
Un edificio oltretutto isolato e inavvicinabile dal resto dell’azienda, come riportato in una comunicazione ufficiale nella quale si esplicita il “divieto di contatto tra il personale dei due stabili” pena “una contestazione disciplinare da parte della Direzione“.