Agli albori della pandemia di Covid-19, nel marzo 2020, era l’Italia a dettare la linea in Europa sulle misure da adottare per arginare l’emergenza sanitaria. Gli altri Paesi del Vecchio continente adottavano le stesse precauzioni prese dall’allora Governo Conte limitando spostamenti e contatti interpersonali. Ora c’è il rovescio della medaglia. Almeno per quanto riguarda l’utilizzo del green pass, il Governo italiano, ora a guida Mario Draghi, sta concretamente valutando l’ipotesi di adottare il ‘modello francese’.
E cioè fare come stabilito in Francia da Macron: l’obbligo della certificazione verde per accedere a ristoranti e trasporti. Il che ha fatto registrare anche un notevole balzo in avanti nella campagna vaccinale, con oltre un milione di prenotazioni nel giro di poche ore. L’idea è allo studio dell’esecutivo italiano, ma non si preannuncia facile, soprattutto a causa degli attriti di alcuni partiti della maggioranza e non.
Ma il Governo valuta anche altre ipotesi. Ad esempio quella di rimuovere la quarantena per chi ha ricevuto anche il richiamo del vaccino anti Covid, oppure la rivisitazione dei parametri per le regioni e le aree geografiche dove l’incidenza del virus torna a salire. Praticamente certo, invece, sono la proroga dello stato d’emergenza, per gestire la campagna vaccinale e il rientro a scuola, e il rilascio del green pass dopo la seconda dose del siero anti Covid e non più dopo la prima somministrazione.
“I parametri per le Regioni devono cambiare – ha commentato ieri sera il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri –. Ma se non cambieranno, un modo per evitare chiusure, a fronte del rischio di un aumento dell’indice dei contagi, potrebbe essere il green pass. Io cambierei i parametri dando un peso maggiore a ospedalizzazione e vaccinazioni”. Sul modello alla francese, comunque, alcune regioni – Lombardia in testa – sembrano avere le idee chiare, anche se potrebbe esserci più di un nodo da sciogliere.
C’è ad esempio il tema della costituzionalità. Secondo il commissario per l’emergenza, il generale Francesco Figliuolo, il sistema del green pass potrebbe dare una spinta agli indecisi del vaccino, anche se andrebbe comunque fornita l’alternativa del tampone per garantire gli equilibri costituzionali. Poi ci sono i problemi legati alla privacy che andrebbero presi in esame dal Garante. Oltre, ovviamente, ai già citati attriti di natura politica.
Favorevole è il ministro della Salute, Roberto Speranza, esponente di Liberi e Uguali. Anche il Partito democratico “è orientato” alla richiesta di adozione del “modello Macron” nel Belpaese. Mentre di diverso avviso sono Lega e Fratelli d’Italia. Il segretario del Carroccio, Matteo Salvini, ha infatti commentato l’idea su Twitter in modo tranchant: “Non scherziamo”. Per Giorgia Meloni, invece, si tratterebbe di una “follia anti costituzionale” e di una “idea raggelante”.
Toccherà ora al premier Draghi fare da mediatore fra Ministero della Salute e segreterie dei partiti, soprattutto per evitare scontri interni alla maggioranza. E una cabina di regia sul tema è prevista per la prossima settimana, anche se i numeri della variante Delta (e la flessione nella somministrazione dei vaccini) impongono una presa di posizione decisa e tempestiva. Una mediazione, ad esempio, è l’obbligatorietà del green pass per partecipare a eventi sportivi negli stadi o per arrivare al 100% di capienza sui mezzi di trasporto.
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