La scelta del governo è stata presa. Il Green pass sarà obbligatorio per entrare in tutti i luoghi di lavoro, sia per gli statali che per i privati. Niente obbligo di somministrazione del vaccino, quindi, ma sarà in vigore quello di presentare il certificato verde. Con conseguenze molto chiare per chi non lo farà.
“Funziona, è monitorato, è una soluzione accomodante“, ha spiegato Mario Draghi, parlando del Green pass ai sindacati. E secondo lui tale scelta arriva proprio per evitare che fosse il vaccino a diventare obbligatorio. Secondo il presidente del Consiglio si tratta di un “percorso che unifica“, stante la necessità di raggiungere la fatidica “soglia di sicurezza” dell’80% di vaccinati entro metà ottobre. Ossia nel giro del prossimo mese.
In tal senso, nelle prossime ore si procederà a mettere a punto il nuovo decreto sul Green pass. Le misure dovrebbero entrare in vigore tra l’1 e il 15 ottobre, con Draghi che tornerà a parlarne con i sindacati prima di indire una cabina di regia. Quindi, dalle 16 di giovedì, la discussione in Consiglio dei ministri. Con tutte le possibili controversie del caso, a partire dal punto di vista della Lega sulla vicenda. Frange del Carroccio sono infatti da sempre contrarie, altri (a partire da Giancarlo Giorgetti) si sono invece già detti d’accordo. E balla anche il nodo della gratuità o meno dei tamponi.
L’obbligo del Green pass dovrebbe coinvolgere complessivamente 18 milioni di lavoratori italiani. Di essi, secondo dati del governo citati da Ansa, circa 13,9 milioni già ne dispongono, mentre coloro che ancora dovrebbero procurarselo sono circa 4,1 milioni. Un dato che al momento appare certo, però, è che se non lo facessero non potranno essere in nessun caso licenziati. Il non possesso del certificato, infatti, non rappresenterà un giustificato motivo per interrompere il rapporto di lavoro.
Chi si presentasse al lavoro senza Green pass, invece, dovrebbe andare incontro a sanzioni. La prima è di carattere pecuniario, e corrisponde a una multa per una cifra compresa tra 400 e 1000 euro. Previste poi sanzioni disciplinari, che cambieranno a seconda della propria mansione. Queste ultime saranno infatti modulate a seconda delle diverse categorie di appartenenza. Le multe scatteranno solo dopo la quinta violazione: prima di allora, potrebbero invece arrivare la sospensione dal lavoro e lo stop allo stipendio.
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