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Ex premier? Prossimo leader di un partito? Niente di tutto questo, almeno per ora: Giuseppe Conte preferisce infatti autodefinirsi “un semplice cittadino”. Il presidente del Consiglio da giugno 2018 a febbraio 2020 ha parlato così al convegno dei Giovani di Confindustria, provando a fare chiarezza sul suo futuro in politica dopo le schermaglie con Beppe Grillo sulla leadership del Movimento 5 stelle. Conte, comunque, non ha parlato solo dei pentastellati ma anche del suo successore a Palazzo Chigi, Mario Draghi, e del via libera proprio da parte del Governo alla riforma della Giustizia.
L’ex premier non si è nascosto quando c’è stato da affrontare i temi legati al futuro del Movimento 5 stelle e alla leadership del partito. “Ci stiamo lavorando – ha dichiarato -. Lavoriamo al quadro dei principi che consentirà alla comunità dei Cinque stelle di riprendere la sua forza propulsiva“.
Per Conte, però, è necessario un “quadro di principi molto chiaro. Questa è la premessa per tutto quello che verrà fatto dopo, una premessa indispensabile, definire bene i contorni, i ruoli. Se saranno pienamente condivise io ci sarò, altrimenti no“.
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Per quel che riguarda Mario Draghi, Conte non vuole sentir parlare di confronti. “Si cerca sempre la contrapposizione ‘Conte contro Draghi’ – ha affermato -. Ma qui non è Conte contro Draghi, si tratta di confrontarsi su principi e trovare delle soluzioni”.
“Penso che nessuno debba permettersi di dichiarare che si vuole fare un attacco al governo Draghi – ha poi spiegato – se semplicemente si vuole fare politica e invocare una legittima dialettica democratica che avverrà in Parlamento”.
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Deciso, infine, il parere dell’ex premier riguardo alla riforma della Giustizia, che ha ricevuto l’importante semaforo verde a conclusione dell’ultimo Consiglio dei Ministri. Conte, infatti, sottolinea una criticità: “Apprezzo il lavoro della ministra Cartabia, si è molto impegnata, ma io non canterei vittoria, non sono sorridente sull’aspetto della prescrizione, siamo ritornati a un’anomalia italiana”.
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