Gilet Arancioni in piazza a Milano: assembramenti e poche mascherine

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Una manifestazione in barba alla sicurezza

Centinaia di persone hanno manifestato a Milano, in piazza Duomo, contro la fine del governo Conte. Si tratta dei Gilet Arancioni che si sono ammassati creando assembramenti nella piazza milanese. Quasi nessuno, inoltre, portava le mascherine. Tra la folla anche il generale Antonio Pappalardo, leader del movimento di protesta, accolto con un’ovazione dai manifestanti.

Libertà! Libertà!“, “Italia! Italia!” e “A casa! A casa!“, i cori più gettonati della folla. Un cordone organizzato autonomamente dai manifestanti ha quindi permesso al generale Pappalardo di prendere il centro della scena e pronunciare un discorso accolto con grande entusiasmo dai Gilet Arancioni. Tra l’altro sono stati invocati il ritorno alla “Lira Italica” e l’uscita dall’Europa.

Richiesta al centro dell’attenzione dei presenti (in spregio a qualsiasi norma di sicurezza), le dimissioni del Governo presieduto dal Premier Giuseppe Conte. Una richiesta cara a Pappalardo, che prima di diventare il leader dei Gilet Arancioni aveva già tentato negli anni scorsi di sovvertire il sistema guidando il discusso “Movimento di Liberazione Italia”.

Gilet Arancioni: un profilo del loro leader

Ottenuta una certa notorietà grazie alla partecipazione a ‘La Zanzara’, trasmissione di Radio 24 condotta da Giuseppe Cruciani e David Parenzo, in quell’occasione Pappalardo rese nota a tutto il Paese la propria intenzione di indire una “marcia su Roma”, prevista per il 10 ottobre 2017. Scopo finale: consegnare una sentenza al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, allo scopo di sciogliere il Parlamento, ritenuto “abusivo”. Una “missione” poi bloccata dalla Questura di Roma.

Divenuto nel frattempo il portavoce dei Gilet Arancioni, all’epoca della “rivoluzione” mancata (o del golpe, che dir si voglia) era stato ‘L’Espresso’ a tracciare un profilo del generale dei Carabinieri in pensione, già deputato tra il 1992 e il 1994. E che fece parlare di sé già nel dicembre 2016, quando si presentò all’esterno di Montecitorio con un piccolo manipolo di seguaci allo scopo di “arrestare” il primo parlamentare incrociato all’esterno della Camera dei Deputati.

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