L’onorificenza cittadina concessa al rapper Geolier dal sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, ha suscitato l’indignazione di Franco Cutolo, il regista teatrale padre di Giovanbattista, il giovane musicista ucciso da un minorenne con tre colpi di pistola ad agosto scorso e il cui ricordo è stato celebrato dalla mamma Daniela Di Maggio nella serata di apertura del Festival di Sanremo.
“Fuitevenne” ha scritto su Facebook il papà di Giogiò, citando la famosa esortazione di Eduardo De Filippo, insieme ad alcune considerazioni polemiche nei confronti del sindaco e a un post muto che raffigura Geolier con un mitra dorato tra le mani nella cover di Youtube del suo pezzo Narcos.
“Geolier è un ragazzo fortunato perché si è trovato spinto da un ingranaggio mediatico e pubblicitario che, a prescindere dal Festival di Sanremo, gli ha fatto intercettare il mood dei ragazzi. Ma ciò non giustifica la sua impresentabilità, la sua mancanza di cultura e di preparazione. Lo dico da artista che ha sempre rappresentato nel proprio teatro le minoranze, che ha dato spazio alla cultura popolare e alle culture subalterne ma qui, però, troviamo solo la cultura dell’efferatezza”, dice all’AGI Franco Cutolo.
“Ho saputo che Geolier è uno dei miti dell’assassino di mio figlio e non mi sorprende”, prosegue il regista, anche se Geolier andò ai funerali di Giovanbattista e lanciò un appello ai ragazzi per condannare l’omicidio.
“Ma è retorica, quel che conta è ciò che lui rappresenta: nel look, nel modo di parlare, nel modello che offre ai ragazzi della strada. Smettiamola, per favore, con il campanilismo becero per cui poiché è napoletano noi napoletani dobbiamo auspicare che vinca Sanremo un impresentabile”, aggiunge Cutolo.
“Questo campanilismo, questa autoconsolazione è la rovina di Napoli. Certi simboli fortificano la malavita e se la malavita si fortifica saranno uccisi altri Giogò che tanto potrebbero dare alla nostra città”.
“Mi dispiace che la politica sia diventata un business di numeri, che il sindaco si presti a questo solo perché contano i numeri dei follower, degli streaming e dei download. I milioni. Non la qualità. Contano i numeri”, dice Cutolo. Che sottolinea: “Non parlo per classismo né disprezzo le periferie. Semplicemente, mi vergogno che si omaggi questo tipo di rappresentazione. E non solo perché sono il padre di Giogiò. Lo dico da napoletano e da artista”.
“Sono indignata. Non si può fare una cosa del genere. Così passa un messaggio sbagliato” ha detto dal canto suo, al sito web del Corriere del Mezzogiorno Daniela Di Maggio, madre di GiòGiò, sempre in riferimento alla consegna della targa da parte del sindaco di Napoli.
“L’ho difeso certo e difenderò Geolier, che sta cambiando il suo modo di scrivere e fare musica. Che ha detto anche che dalla morte di Giogiò i ragazzi hanno capito tante cose, che avere un’arma non è la soluzione, che i ragazzi dei quartieri devono cambiare. Bene, era quello l’obiettivo. Ma premiare solo chi nel passato imbracciava il kalashnikov d’oro, cioè Geolier, escludendo una vittima, Giogiò, è incoerente, sbagliato – sottolinea – Mi chiedo: tu sindaco di Napoli che messaggio vuoi dare alla città? Sono indignata”.
Giova ricordare che l’Amministrazione comunale di Napoli ha promosso ricordi di Giovanbattista Cutolo durante il Premio Napoli al Mercadante, al teatro Trianon e all’Auditorium di Bagnoli. A breve, dopo la fase burocratica, sarà apposta in piazza Municipio una targa che ricorderà il giovane.
“Io rispetto le emozioni delle persone, c’è massima attenzione da parte dell’amministrazione nei confronti della memoria di Giogiò” ha detto Manfredi dopo le affermazioni di Daniela di Maggio.
Geolier, dal canto suo e in occasione della consegna della targa: “Sono grato del supporto della mia città, che non era scontato, è stato ‘esagerato’. Le persone si sono sentite veramente in diritto di supportarmi. Alla fine è vero, quando un prodotto esce da Napoli i napoletani ne sono proprietari, quindi io sono proprietà di Napoli. Voglio ringraziare tutti, ringrazio il sindaco per la vicinanza a me che sono giovane e ai giovani. Sono andato a Sanremo con l’obiettivo di portare la lingua napoletana e ci sono riuscito. Alla fine il risultato conta poco, sono rimasto contento di tutto”, ha concluso il cantante.
“È un riconoscimento che diamo a un vero figlio di questa città, espressione di una delle tante facce della nostra cultura, anche musicale, della città” ha detto Manfredi “Gli chiederemo un forte impegno, perché abbiamo già avviato delle attività nelle nostre periferie. Abbiamo bisogno di questi testimonial che portano messaggi positivi, dobbiamo parlare a questo grande popolo di ragazzi, di giovani, utilizzando il loro linguaggio, la musica e le loro espressioni culturali”, ha aggiunto il sindaco di Napoli.
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