Le spese sostenute quando era addetto militare italiano a Mosca, l’indagine della Procura di Roma per istigazione all’odio razziale per le parole scritte nel suo libro e un fascicolo d’indagine per diffamazione aperto dopo la querela sporta da Paola Egonu, la campionessa di pallavolo stella della Nazionale azzurra. Sono questi i fronti giudiziari che coinvolgono il generale Roberto Vannacci, sospeso per 11 mesi dal suo incarico proprio a seguito del procedimento nato dalla pubblicazione del libro “Il mondo al contrario”
La sospensione del generale
Vannacci, è stato sospeso dall’impiego per 11 mesi a seguito del procedimento disciplinare avviato nei mesi scorsi dal ministero della Difesa dopo la pubblicazione del suo libro. Nel provvedimento, secondo quanto reso noto nei giorni scorsi dal difensore, Giorgio Carta, si “stigmatizzano le circostanze della pubblicazione del libro ‘Il mondo al contrario’ che avrebbe asseritamente denotato ‘carenza del senso di responsabilità’ e determinato una “lesione al principio di neutralità/terzietà della Forza Armata”, “compromettendo il prestigio e la reputazione dell’Amministrazione di appartenenza e ingenerando possibili effetti emulativi dirompenti e divisivi nell’ambito della compagine militare”. Il legale ha già annunciato che sarà “presentato immediato ricorso al Tar Lazio, con richiesta di sospensiva, rivelandone il contrasto con il diritto alla libera manifestazione del pensiero garantito a tutti i cittadini, compresi i militari”.
La querela di Paola Egonu
Nei giorni scorsi “La Nazione” ha riportato la notizia di una nuova indagine a carico del generale Vannacci. Secondo quanto riportato dal quotidiano la procura ha aperto un fascicolo d’indagine per diffamazione a seguito della querela presentata da Paola Egonu, campionessa di pallavolo e stella della Nazionale azzurra. L’oggetto della querela, depositata a Bergamo e trasmessa a Lucca per competenza territoriale, sono le contestate frasi, contenute nel libro pubblicato dal militare, sui “tratti somatici” dell’atleta. Su di lei il generale aveva scritto che “anche se italiana di cittadinanza, è evidente che i suoi tratto somatici non rappresentano l’italianità”. Il pubblico ministero aveva chiesto l’archiviazione, ma la decisione è stata impugnata da Egonu. Ora si attende la decisione del gup che dovrà valutare se procedere con l’archiviazione o se disporre il giudizio per il generale.
L’inchiesta sui viaggi a Mosca
Indennità di servizio per i familiari percepite illecitamente, spese per benefit legate all’auto di servizio non autorizzate, rimborsi per l’organizzazione di eventi e cene che in realtà non sarebbero stati organizzati: si è chiusa con almeno tre contestazioni l’ispezione ministeriale, effettuata per ordine dello Stato maggiore della Difesa, su Vannacci nel periodo in cui ricopriva l’incarico di addetto militare a Mosca. Secondo quanto anticipato dal Corriere della Sera nei giorni scorsi, l’informativa finale evidenzia “criticità, anomalie e danni erariali nelle autocertificazioni e richieste di rimborsi depositate” che secondo gli ispettori “devono essere valutate dall’autorità giudiziaria”. Tre i capitoli evidenziati.
Il primo riguarda “le autocertificazioni in virtù delle quali il generale Vannacci ha percepito l’indennità di servizio all’estero che, come è noto, è attribuita in base all’effettiva presenza dei familiari a carico nella sede estera”. Ma gli ispettori contestano che la moglie e le figlie di Vannacci fossero effettivamente a Mosca , mentre i soldi sono stati versati. Il secondo capitolo riguarda feste e cene. Anche in questo caso Vannacci ha presentato l’elenco delle spese sostenute ma nella relazione viene scritto: “Risulta che il generale Vannacci avrebbe chiesto ed ottenuto rimborsi per spese sostenute impropriamente per organizzare eventi conviviali per la ‘Promozione del Paese Italia’ presso ristoranti di Mosca piuttosto che presso la propria abitazione”. Infine, sempre secondo il quotidiano, un possibile danno erariale è stato contestato per l’uso dell’auto di servizio, una Bmw: 9 mila euro sarebbero stati spesi senza giustificazione.