Si discute del nuovo Dpcm in arrivo e dei provvedimenti anti Coronavirus che prevederà. Una situazione sempre spinosa, in considerazione di alcune frange di opinione pubblica contrarie all’obbligo della mascherina e anche alla paventata chiusura di bar e ristoranti alle 23. E sulla questione è tornato a esprimersi Massimo Galli, infettivologo e direttore del Dipartimento di malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano. Questa la sua opinione, in un’intervista concessa al ‘Corriere della Sera’.
“La regola delle mascherine è ragionevole“, è la prima considerazione di Galli. Che poi spiega: “Basta un po’ di buon senso. Va sicuramente indossata quando si è in vicinanza di altre persone, altrimenti non serve. Per dire, quando passeggio con mia moglie al parco lontano da altre persone“.
Galli rivendica anche l’utilità, per non dire necessità, della chiusura dei locali entro le 23: “Sarebbe un segnale forte (e utile) nella direzione di un controllo della movida. Non dimentichiamo che Paesi più tolleranti, come Francia, Spagna e Regno Unito, stanno pagando ora le conseguenze di comportamenti un po’ disinvolti“.
L’infettivologo del Sacco inquadra poi l’attuale situazione dei contagi in Italia: “Detesto parlare di ‘seconda ondata’, per scaramanzia. Ma certo è che vediamo una ripresa – ammette Galli –. Come del resto è successo per la pandemia di influenza spagnola nel 1918-’19. La seconda ondata arriverà se si ripresenterà un nuovo focolaio senza controllo. Ma un secondo lockdown è assolutamente da evitare, per le implicazioni che avrebbe sulle possibilità di ripresa e sull’economia“.
Due temi caldissimi sono quelli delle scuole e del calcio, dopo il caso del mancato svolgimento di Juventus-Napoli: “Occorre coinvolgere i giovani, renderli protagonisti di questa battaglia contro il Covid e consapevoli. Non deve essere in alcun modo favorito un atteggiamento trasgressivo. I giovani devono essere protagonisti di una cultura della responsabilità per uscire da questa palude“, afferma Galli. Che sui problemi della Serie A aggiunge: “Le discussioni, su questo tema, viaggiano sulla lama di un rasoio. Certe regole del calcio non si adattano alla situazione attuale e vanno ripensate“.
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